giovedì 27 agosto 2020

Daniela e il briatorismo


giovedì 27/08/2020
Briatore e i nuovi mostri della vita Smeralda

di Daniela Ranieri

La linea è negare, negare sempre, se necessario fino all’estremo sacrifizio. Sembra che abbiano firmato un patto col sangue: “Se dovesse prendere a me, dite che ho la prostatite”.

Non si capisce cosa intendesse Daniela Santanchè, senatrice della Repubblica, l’altra sera a In Onda, con quel suo modo di dire e non dire, di fatto negando la diagnosi di Covid e attribuendo “autorizzata” il ricovero dell’amico e socio Briatore a problemi di prostata: tenere il punto sulla inoffensività del virus; professare la maschia immunità di Briatore, tenutario di un locale focolaio; dare a intendere che “il sistema” si è inventato la positività di Briatore al virus che Briatore nega esistere e nuocere, peraltro in illustrissima compagnia, al chiaro scopo di smontarne le verità virologiche (o, peggio, gliel’hanno inoculato di nascosto, come da denuncia di coraggiosi inchiestisti di Twitter).

Qualunque sia la risposta tra queste sopra (altre non ne vengono in mente, e in generale il logos recede), si deve registrare che la linea è cambiata. Prima del ricovero di Briatore, tutta la compagnia di giro dei minimizzatori derivava la sua superiore competenza dall’aver parlato coi medici, mica come noi che ci siamo affidati ai cartomanti; medici in prima linea, di quel tipo liberale, scanzonato, col pullover sulle spalle, ansiosi non solo di tornare, ma di far tornare gli italiani in discoteca e sugli yacht ormeggiati al largo di Porto Cervo. “Inizio ad avere le palle piene, bisogna dire la verità agli italiani!”, sbottò il Prof. Zangrillo, Anestesista Rianimatore del San Raffaele (dove è ricoverato Briatore), aprendo le gabbie dentro cui ci tenevano Conte e Speranza: “Uscite, riprendete a vivere, andate al ristorante, in banca. Continuate a vivere più di prima!”. La pandemia, coi contagi pedissequamente in ripresa, si conferma un grande bluff architettato dai governanti al fine di ridurre i cittadini alla docilità e instaurare la dittatura. I camion militari che portavano via le bare da Bergamo erano chiaramente guidati da comparse pagate per terrorizzarci. Forse la scena l’hanno girata nello stesso studio della Nasa dove hanno finto la discesa sulla Luna.

L’uscita della Santanchè, al termine di una giornata di bollettini medici sull’amico colpito dal virus che non esiste, ha fatto fare un salto logico alla negazione del principio di realtà. Con quella rivelazione sibillina (“Questo lo dice lei, io non so niente del tampone”), e con lo stesso candore con cui sosteneva che una prostituta minorenne marocchina fosse la nipote di un presidente egiziano, ci ha fatto venire i brividi. Pareva un episodio de I nuovi mostri. Negare il virus oltre l’evidenza microbiologica (tamponi truccati, già infetti?). Ne siamo affascinati al limite dell’ipnosi. Il punto non è più solo salvare i propri affari, posto che se fai il localaro e il discotecaro non hai meno responsabilità di chi possiede una fabbrica e non puoi esporre migliaia di persone a un carnaio Covid ogni sera per contribuire alla (tua) crescita; il punto è: la morte del buon senso. La cosa più sensata da dire, essendo per di più personaggi pubblici (e cioè: questo è un virus strano che nella maggior parte dei casi non fa danni, ma in altri può portare a guai seri o alla morte, e coi grandi numeri causa la saturazione degli ospedali e il collasso del sistema sanitario, motivo per cui bisogna limitare i contagi), sfugge ai loro apparati fonetici. Non si ricredono nemmeno se il virus lo prendono loro, in un contrappasso didascalico alla vita Smeralda; e sfangandola, come auguriamo a chiunque, la prima cosa che dicono non è “scusate, ho detto un sacco di pericolose scemenze”, ma “visto? Che vi dicevo? È un raffreddore”, come Bolsonaro. Briatore dal nosocomio fa una telefonata irridente al Corriere in cui non nega e non conferma ma gigioneggia, e in effetti sarebbero fatti suoi se non fosse che quello dei contagi è un problema pubblico, specie per uno che ha reclamizzato per mesi le sue frequentazioni promiscue e possiede un’impresa che al momento conta 60 dipendenti contagiati, di cui uno grave.

Per gli intellettuali d’area Casa delle Libertà i droplet emessi sono un indice di libertà. Del resto vengono invitati appositamente per dire la cosa più illogica e meno di buon senso possibile (tipo: “Il virus lo portano i clandestini”, il 3% di positivi sul totale degli sbarcati, e non a Porto Cervo). Forse pensano davvero che sia in corso un complotto planetario ordito dai poteri forti, versione light dei QAnon americani, convinti che la setta di pedofili cannibali che governa il mondo abbia diffuso il Sars-CoV-2 al fine di microchippare l’umanità attraverso i vaccini. Ma forse è peggio di così: credere a una cospirazione vorrebbe dire credere a qualcosa; invece al netto della fede per il capitale, che come spiegò qualcuno è il trionfo del nichilismo, questi non credono a niente.

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