giovedì 6 agosto 2020

Ahh Daniela!


giovedì 06/08/2020
Per i liberal-chic, i licenziamenti sono l’igiene del mondo: il loro

di Daniela Ranieri

C’è un’invasione. Su Repubblica, il giornale dei progressisti, Tito Boeri boccia il blocco dei licenziamenti disposto dal governo per la crisi post-Covid, prodromo a suo dire di un “licenziamento dei licenziamenti” che ci renderà uguali alla Corea del Nord. Le aziende, dice Boeri, congelano le assunzioni, non rinnovano i contratti a tempo determinato e soprattutto “vivono una grande stagione di incertezza sul loro futuro”. Vero; mentre è noto che il lavoratore licenziato vive una grande stagione di certezza sul futuro, quella di morire di stenti; ma che sono quei musi lunghi? Su con la vita! Bisogna sapersi rinnovare, rimettersi sul mercato, reinventarsi, da tornitori diventare copywriter, da sarte rider delle pizze (è una nostra inferenza: i lavoratori Boeri nemmeno li nomina). Anche perché, parliamoci chiaro: il Reddito di cittadinanza e quello di emergenza “per chi viene per legge tenuto fuori dal mercato del lavoro dal divieto di licenziamento” (sic) sono il vero flagello d’Italia. Volete che la gente lavori e sopravviva? Licenziatela e toglietele i mezzi di sussistenza. Il licenziamento per i liberali del terzo millennio è ciò che era la guerra per i futuristi del Novecento: l’igiene del mondo.

Lo conferma Federico Rampini a Stasera Italia, dove già Cottarelli aveva decretato di cacciare il presidente dell’Inps per improduttività. Dal suo studio climatizzato con vista Central Park, presumibilmente nella posizione del loto (l’inquadratura è a mezzobusto), Rampini sputa veleno: “Bisogna fa-re pu-li-zi-a in un mondo di sa-bo-ta-to-ri della rinascita italiana (li deportiamo? ndr), si sono fatti il lockdown a casa! Questi già non facevano un lavoro intelligente prima, hanno lavorato ancora peggio… un alibi per un esercito di lazzaroni, a loro lo stipendio non glielo nega mai nessuno!”. Non si sa di quali dati si avvalga il prestigioso studio di Rampini: bisogna fare a fidarsi. E sentiste come pronuncia “improduttività”: ogni consonante è una frustata meritocratica.

La vibrata invettiva ha scatenato i meglio darwinisti sociali e competitivisti di Twitter, quelli per i quali la povertà è colpa dei poveri e se i ricchi diventano più ricchi ne beneficiamo tutti, come del resto la Storia ha ampiamente dimostrato. Intanto il sindaco Sala, quello del grido “Milano non si ferma” in simultanea con Confindustria e col non fermarsi dei focolai letali, ha autorevolmente spiegato che “l’effetto grotta per cui siamo a casa e prendiamo lo stipendio ha i suoi pericoli”. Naturalmente i pericoli sono per i ristoratori e i commercianti del centro, privati della clientela della pausa pranzo (lavora, consuma, crepa), gli stessi che commissionarono il video epilettico che lui gaiamente diffuse per invogliare la gente alla promiscuità. Prevedibilmente, da tutti costoro e dai giornali che li ospitano nemmeno una parola sui ladri padroni delle imprese private che hanno finto la cassa integrazione continuando a far lavorare i dipendenti e razziando soldi pubblici: quelli sono eroi della ripresa.

Ricapitolando: se proprio i lavoratori non vogliono essere licenziati, o se godono di uno stipendio in (finta) cassa integrazione, che almeno si rechino al lavoro (invece di pagarsi da soli corrente, connessione, pc, cancelleria etc.), e magari, se ci tengono tanto alla Patria, che si contagino (gravando sui conti pubblici per circa 3.000 euro al giorno in terapia intensiva, ma queste sono sottigliezze per perditempo). Col loro sacrificio, vero collante della solidarietà nazionale, potremmo ammortizzare il lato emotivo e retributivo della crisi facendone degli eroi. Aveva ragione Warren Buffett, uno degli uomini più ricchi del pianeta: “La lotta di classe esiste e l’abbiamo vinta noi” (ma non è detta l’ultima parola, aggiungiamo noi, quindi occhio).

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