Mentre è scomparso quel senso di benevolenza, di gratitudine osannante la santità verso il personale medico e paramedico pubblico, facendo ritornare molti in movida, squacquerone culturale di questi tempi sonnolenti, ed efficaci politicamente come un rutto in un hangar per prova turbina dei Boeing, è molto motivante venire a sapere che il maggior polo privato sanitario, il San Donato di Paolo Rotelli, diciannove tra cliniche e ospedali, un miliardo e mezzo di fatturato annuo, il cui presidente dell’holding è quell’Angelino Alfano, ex chaffeur del Pregiudicato Puttaniere, a cui non affiderei neppure la gestione della carta igienica casalinga, se non fosse che Angelino tesse e trama grazie alle solite amicizie in grado di convogliare denari pubblici dentro le tasche immense di Rotelli, il quale non sembra non accontentarsi mai: è di oggi la notizia che dentro al consiglio di amministrazione entrerà Bobo Maroni, ex presidente della regione lombarda, esecutore finale dell’improvvida politica sanitaria innescata dal diversamente orante e memores domini Roberto Celeste Formigoni, attualmente ai domiciliari per una serie di reati da far impallidire Barabba.
E, ciliegina sulla torta, entra a far parte del club degli assatanati di convenzioni statali anche Augusta Iannini, ex magistrato a Roma, già capo dell’ufficio legislativo del ministero della Giustizia e vice presidente dell’Autorità garante della privacy. Ma non è da queste cariche passate che la “ciliegina” ricava quella velatura di zucchero tipica delle prelibatezze del privato succhiante risorse al pubblico; l’Augusta infatti brilla perché consorte dell’Inossidabile per eccellenza, dell’Inamovibile epico, del baluardo per la difesa di questo granitico sistema di casta: si, proprio lui Bruno (Porta a Porta) Vespa!
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