Guardo molto Instagram, tra l'altro seguo tante dive o divette, e mi diverto a captarne i segnali del momento.
Ad esempio il post pandemico lo posso riassumere con una carrellata di immagini di mare con al seguito i bicchieri simbolo della movida.
Pose e sorrisi indicanti il passatempo marchio dell'attuale spensieratezza.
Piscine, poco mare e uniformità di messaggio: siamo in auge col bicchiere nella mano.
Ognuno fa quel che vuole, ci mancherebbe! Ma capziosa normalità irride il buon senso. Il lockdown non ha apportato nulla di positivo. La conigliera è la solita, stancante, sfinente. Dalle biblioteche alle spalle della quarantena, dalla ginnastica da casa siamo passati al culto del bicchiere per l'apericena o come cavolo la definiscono gli stolti gaudenti.
Molti cercano di trasmettere la continuità della vita, nonostante le passate avversità. I più continuano a supplicarci, d'informarci che esistono e vorrebbero rimanere visibili.
L'ovvio spettacolarizzante la normalità è la triste conseguenza di portare avanti un nulla riempiendolo di ovvietà.
Se si riuscisse, se riuscissi, a comprendere che nella quotidianità si celano sempre dei cammei originali ed unici, avremmo, avrei, vinto la partita più complicata: normalmente vivo in questo attimo storico e normalmente me ne andrò un giorno. Tranquillamente e senza nulla pretendere dal presenzialismo, anticamera del vuoto non riempibile dal nulla.
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