Riciclaggio, truffe e veleni i giochi di potere in Vaticano dietro il coro della Sistina
PAOLO RODARi,
CITTÀ DEL VATICANO
Un’indagine autorizzata da Francesco che nasconde una battaglia teologica e di potere che dura da anni. Non ha pace il coro della Cappella Sistina, la storica e prestigiosa " schola cantorum" preposta all’accompagnamento polifonico delle liturgie presiedute dal Papa. Le accuse che motivano l’apertura da parte della magistratura della Santa Sede di un fascicolo sul direttore amministrativo Michelangelo Nardella e sul direttore dello stesso coro Massimo Palombella sono pesantissime. Il sospetto, infatti, è di un uso disinvolto dei soldi che entravano per i concerti, indirizzati in un conto presso una banca italiana, con ipotesi di riciclaggio, truffa aggravata ai danni dello Stato e peculato. E anche se a Repubblica l’avvocato di Nardella, Laura Sgrò, dice che lui ha già risposto alle domande chiarendo che tutti i soldi sono stati utilizzati sempre e soltanto per la stessa Sistina, l’immagine di un Vaticano ancora abitato da scandali e veleni resta immutata.
È dai tempi del Concilio che intorno al coro ruotano interessi generali e invidie personali. Il canto, espressione di un certo modo di intendere la liturgia, smuove le sensibilità di tradizionalisti e progressisti: non è un mistero per nessuno che il salesiano Palombella, portato a capo della Sistina nel 2010 dal cardinale Tarcisio Bertone, sia inviso alle anime più tradizionaliste presenti Oltretevere. Sono anni che i puristi della liturgia antica annunciano il siluramento di Palombella, senza che fino a oggi ciò sia mai avvenuto. Così Nardella, la cui colpa per diversi è quella di abitare nell’appartamento che fu del cardinale Domenico Bartolucci che ha diretto il coro della Sistina per 41 anni, dal 1956 al 1997: 400 metri quadrati nello storico edificio dove è la sede del coro stesso in pieno centro a Roma. L’appartamento «è stato concesso alla famiglia Nardella a seguito di stipula di regolare contratto di locazione, per il quale viene corrisposto all’Aspa un congruo e regolare canone mensile » , ha fatto sapere nel luglio scorso l’avvocato di Nardella, spiegando anche come « non si comprende quale turpe atto sia stato compiuto dal mio assistito nel portare nuova redditività alle casse vaticane, visto che l’immobile, prima di entrare nella sua disponibilità, era sfitto da ben tre anni».
A margine del convegno di musica " Chiesa e compositori" organizzato dal Pontificio Consiglio della Cultura, Palombella si mostra tranquillo: « Mi rimetto alla nota ufficiale del Vaticano. Sono sereno » , dice. E ancora: « Se non lo fossi non sarei qui oggi». Eppure, al di là degli ipotizzati ammanchi economici, ci sarebbero anche alcuni malumori resi noti dai genitori dei bambini cantori per qualche eccesso di durezza verbale del Maestro della Sistina. « La verità è che la Sistina non è più quella di una volta — dice una fonte che intende restare anonima — . Prima si insisteva molto sull’aspetto pastorale, il coro era occasione di formazione religiosa anzitutto per i bambini, oggi molto è virato verso il business con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti».
A suo tempo fu Bertone a portare in ruoli centrali della curia romana figure che non corrispondevano ai canoni tradizionali. Presule non formatosi nel corpo diplomatico, il porporato salesiano gestiva gli uffici senza curarsi di sensibilità secolari. Così Palombella alla Sistina fu visto come un oltraggio da molti che paragonavano le sue melodie moderne ai gusti musicali di Papa Ratzinger, amante di Haydn, Mozart e Bruckner. Le indagini di questi giorni si riferiscono ad altro, ma anche di questi malumori sono in qualche misura frutto.
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