“Ius scholae”: ogni estate il tormentone farsa di Tajani
DI FQ
Ancora una volta era una canzone per l’estate, una carambola, uno spariglio: sullo ius scholae Forza Italia colleziona poderose retromarce. Da ultimo, lo stato maggiore del partito con in testa Antonio Tajani ha mostrato il petto e sfidato il veto (e le ire) di Lega e Fratelli aprendo alle opposizioni pur di approvare la riforma della cittadinanza. “Siamo pronti a discuterla con tutti, il Parlamento è sovrano. Chiunque vuole votare la nostra proposta la voti”. Parola del vicepremier ministro forzista, ma era una boutade estiva: dopo la reazione degli alleati di centrodestra, ecco l’ammaina bandiera. Esattamente come quella dello scorso anno, il che fa dello ius scholae azzurro ormai un grande classico da ombrellone.
Ecco qui: ad agosto 2024, Forza Italia aveva acceso il piatto dibattito politico agostano agganciandosi alla polemica scoppiata sul caso Egonu: qualcuno aveva ricolorato di rosa la pelle del murale dedicato alla pallavolista della Nazionale e fresca campionessa olimpica. E prima c’erano state le parole di Roberto Vannacci che bontà sua ne aveva riconosciuto le doti atletiche, ma con un ma grosso come una casa: “I suoi tratti somatici non rappresentano la maggioranza degli italiani”. Ecco allora scendere in campo Tajani a rivendicare la battaglia. “Il diritto a diventare cittadino italiano grazie alla formazione e allo studio è sacrosanto” disse con parole che erano parse definitive all’indirizzo di Lega e meloniani: “Nessuno può darci ordini”. È finita com’è finita. A settembre, dopo le chiacchiere estive, era giunto puntuale il dietrofront al momento del voto su un emendamento scritto appositamente da Carlo Calenda per svelare il bluff: cittadinanza per i minori figli di immigrati dopo un ciclo scolastico di 10 anni, praticamente la proposta sventolata per giorni e giorni dai i forzisti. Che però in aula avevano votato no. Dallo ius scholae allo ius solae in un attimo.
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