lunedì 3 luglio 2017

In memoria, allegra...


Era un grande, forse a volte disconosciuto, come coloro che fuori dal coro, spargono originalità. I suoi scritti, i suoi film erano una dei pochi esempi di comico riflettente, di amarezza travestita da ilarità.
Entrerà di diritto nel Gotha degli Immortali, accanto a Totò, Gassman, Tognazzi, Vianello, Fabrizi. Con una particolarità peculiare: Villaggio prima di tutto scrisse, con impareggiabile arte, sulle nostre tristi vicende, anticipando sentimenti, vendette, ripicche, guerre tra poveri che si sarebbero scatenate in quel futuro, oggi nostro presente. 
Per certi versi i libri di Fantozzi riescono ancora di più a penetrare nell'animo scatenando l'eterno conflitto tra ridere e commiserare, campo minato questo dove il satiro riesce a sganasciarsi sulle tragedie ed il triste ad intristirsi sempre. Villaggio ha passeggiato da sempre sulla lama del confine; ha ribaldeggiato come nessuno sulle angosce, le disparità, i riti dei ricchi, sulla ricerca della visibilità, propria dei "duca conti" da parte della massa inerte e perennemente pregna delle ovvietà quotidiane, vedi l'autobus stracolmo preso alla mattina trasformato in disfida olimpica. Gli ammiccamenti, le prostrazioni, il servilismo che continuiamo ad elargire a coloro che riteniamo benefattori, vengono dal Ragioniere evidenziati per un'allerta mai ascoltata, per la ricerca di un rigurgito sociale mai avvenuto. 

"La Contessa Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare inaugura la nuova casa di via Fleming un giovedì sera. 
Aveva in questo modo evitato la banalità di un party al sabato.  
Anche Fantozzi fu inviato alla serata. La Contessa aveva una fortissima partecipazione azionaria nella ditta per la quale lui lavorava e con ambiguo spirito democratico invitava sempre molti dipendenti di basso grado per stupirli con il lusso di questi grossi avvenimenti mondani. 
Ci saranno stati circa 300 invitati: esponenti del mondo dell'industria, del teatro, del cinema, della televisione, giocatori di calcio e belle donne. Fantozzi si presentò in un tragico tre bottoni blu scuro di lana pesantissimo. Aveva bevuto sconsideratamente in apertura di serata tre cocktail, che poi si rivelarono tre pozioni per aumentare la temperatura corporea. Sudava come una bestia e non riusciva a stringere la mano di un invitato senza che questa gli schizzasse via come una trota. Quando fu pronta la cena in piedi, la casa venne invasa da camerieri avventizi di ogni taglia che servivano un risotto fumante e riempivano bicchieri di vino con viscidi sorrisi. C'era una tavola imbandita in maniera teatrale, che rivelava la megalomania di fondo della Contessa: frutti di ananas interi, un pavone e una porchetta arrosto e un grosso dentice bollito, con limone in bocca, che somigliava incredibilmente alla padrona di casa. 
Gli invitati mangiucchiarono un po' di risotto distrattamente e non degnarono di un'occhiata la tavola imbandita: divisi in piccoli gruppi, parlavano con aria divertita e distaccata di libri, vacanze e amori. Fantozzi invece non rifiutò mai il vino che gli offrivano i vischiosi avventizi, mangiò due piatti di risotto, un cosciotto di porchetta, una trancia di dentice, insalata e frutta. Aveva una fetta di arrosto sulla camicia e un'antenna di aragosta tra i capelli ed era, naturalmente, ubriaco. 
Cominciò poi una discussione tra i giovani sulla contestazione studentesca e l'intervento americano in Vietnam. Fantozzi credeva di essere nel covo della reazione, ma con suo grande stupore si accorse che più quei gran signori erano bardati con orologi Cartier e brillanti (con uno solo dei quali lui avrebbe vissuto senza patemi per il resto dei suoi giorni) più erano su posizioni maoiste. La maggior parte, giudicò Fantozzi, era a sinistra del partito comunista cinese.
Si avvicinò al tavolo della porchetta per bere, completamente disorientato, alzò il bicchiere all'indirizzo del severissimo e vecchio maitre in giacca nera e gridò:"Viva Mao!"
Il maitre lo guardò con tale disprezzo da incenerirlo. " Ma lei come la pensa?" domandò allora Fantozzi, che era nel pallone più completo. "Liberale" rispose il servo con fierezza. "Sono in lista nel Partito Liberale! Perché, se cambiano le cose qui, mi dice lei come faccio a vivere?"
Fantozzi uscì un attimo sul poggiolo a prendere un po' d'aria. Quando rientrò non c'era più nessuno, erano usciti tutti improvvisamente: andavano a cena in ristoranti costosissimi.
Era uscita anche la padrona di casa e gli avventizi stavano sbranando la porchetta. Fantozzi si preparò due panini con l'arrosto da portare a casa a sua moglie, bevve un ultimo bicchiere di vino e scese in strada senza salutare nessuno.
L'indomani mattina lui timbrava alle 8: pensando a quei giovani sovversivi che si sarebbero svegliati a mezzogiorno, gli si confondevano le idee." (Fantozzi - Paolo Villaggio)

Come per tutti i geni, i cammei sono molteplici: dal pomodorino, alla tenda da piantare nel camping, dalla cena al ristorante giapponese alla vacanza col Duca Conte a Sanremo, dalla settimana bianca a "Pinaaa siamo ricchi! E' morto lo zio Lazzaro!"

Questo grande ci ha quindi lasciato. Noi continueremo a ridere e a meditare amaramente sui suoi scritti, sui suoi film. Con al posto delle mani, due triglie! 
Ciao Paolo! E grazie!  
  

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