mercoledì 3 agosto 2016

Alla sovietica


Doveva finire così, un ineccepibile finale ai loro occhi, alterati dall'ingordigia. Era l'ultimo baluardo: indefessa, puntigliosa, imparziale ed in antitesi con l'ideologia corrente, ossia una visione di destra, becera destra, camuffata in sinistra. E soprattutto possiede quel cognome, garanzia di correttezza ed all'opposto, ad esempio, con l'attuale andazzo mefitico di salvataggio di banche, e di padri, che, come briganti, acchiappano soldi in tasca di poveri correntisti per prestarli senza garanzie a ribaldi di ogni genere. 
Quel cognome stonava come andare in bermuda alla premiazione del Nobel, o col pastrano a Papeete. Quel cognome, doveva essere reciso da questo prolungamento del ventennale del Puttanesimo, in certi aspetti anche peggiore di quello dello zio predecessore e condannato; quel cognome garantiva un leggero velo di pluralismo, parola vietata dentro le stanze rignanesi e malsane di questa invereconda maggioranza. 
Doveva sparire, perché quel cognome era sinonimo di ricerca di eguaglianza, di rivendicazione di diritti per tutti. Come poteva rimanere quel cognome, dentro un partito che si fa dettare leggi e riforme da Confindustria? Come potevano sopportarlo coloro che ricercano consensi alterando verità, che hanno consegnato la capitale al malaffare organizzato, che limonano con poteri forti, vedi Marchionne e il nipotino del defunto sfruttatore d'Italia, che han portato via da questo paese bene ed affari per non pagar balzelli? 
Quel cognome doveva sparire, era un pungolo oramai insopportabile, ricordava battaglie epiche, ma dall'altra parte della barricata. Doveva dissolversi soprattutto perché, tra non molto, il popolo è chiamato a votare uno stravolgimento costituzionale pensato da una figlia di un funzionario di banca che, pare, contribuì a spennare poveracci e da un pluri inquisito, accusato di bancarotta fraudolenta, amico del manovratore improvvido ed egoriferito, Denis Verdini. E allora per mano di un tal La Faccio nell'Orto, o Campo con L'Orto, sconosciuto ma arricchitosi con oltre 600mila euro, essendo direttore della nuova Pravda, chiamata Rai, ecco la defenestrazione al sapore di regime sovietico. Senza motivo, se non quello di tradire principi di democrazia, oramai ricordo di anni lontani. 
Saluto Bianca e la ringrazio: per il cognome che porta e per come lo ha onorato in questi anni di vero giornalismo. 
Continueremo a lottare Bianca, per mandarli a casa, per dissolverli come pula nel vento. Per rispetto a quel cognome.


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