mercoledì 17 agosto 2016

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Quanto c'è ancora da crescere, Italia!

L’IPOCRISIA DI ESSERE NORMALI
Via da quel disabile, ecco i “diversamente tolleranti” all’opera
COCCOLIAMO I CANI E CI SCANDALIZZIA UN “CICCIOTTELLE” SUL GIORNALE. MA GUAI SE UN DOWN CI SIEDE VICINO IN UN RISTORANTE O SE L’ALBERGO SI RIVELA PIENO DI GENTE IN SEDIA A ROTELLE
di Elisabetta Reguitti

Siamo così, diversamente tolleranti. Pronti a scandalizzarci per un “cicciottelle” ma infastiditi da chi, affetto da sindrome down, ci siede vicino al ristorante. Felici di fare monologhi con gli amici a quattro zampe, ma recalcitranti ai movimenti e agli acuti vocali di una persona autistica che occupa il posto accanto in treno. Paladini nel proteggere le nostre piccole creature, non tanto dal potenziale rincitrullimento da abuso di tablet e telefonini, quanto dalla natura diversa: “Non è stato bello far vedere ai miei figli tutte quelle persone sofferenti sulle sedie a rotelle” ha testualmente scritto l’ospite di una struttura in provincia di Teramo qualche settimana fa, aggiungendo di star valutando di adire alle vie legali per non essere stato avvisato in tempo della presenza di un gruppo di disabili.
L’ultimo in ordine cronologico è il fatto avvenuto a Pietra Ligure: “Ci hanno detto che il nostro ragazzo arrecava disturbo agli altri ospiti e che sarebbe stato il caso di trovare un’altra soluzione” ha raccontato la mamma Cristina Rizzi a Il Secolo XIX. “Sono amareggiata. Nella prenotazione avevo specificato che saremmo stati tre adulti, di cui uno autistico, e non vi erano stati problemi. Mio figlio non ha fatto nulla di male, camminava in corridoio tra la stanza e il bagno. Ci hanno detto che faceva troppo rumore”.
A Ischia secondo Il Mattino il comandante di un aliscafo è stato addirittura sbrigativo: “Non voglio ‘sta gente a bordo” riferendosi al passeggero in carrozzina che dopo aver regolarmente prenotato e pagato il biglietto non ha potuto accedere al servizio.
Dalla rassegna stampa alle esperienze sul campo di due diverse viaggiatrici: Giulia Berton, studentessa di psicologia che vive in carrozzina e viaggia insieme a Umberta Marostica. Per loro vale la proprietà commutativa tale per cui spostando l’ordine degli addendi il risultato non cambia: all’inizio - come nel film “Quasi amici” - le due ragazze si sono conosciute perché la famiglia di Giulia cercava una persona che l’accompagnasse, ma ora viaggiano insieme per amicizia inanellando però aneddoti in serie riguardo agli impedimenti e le discriminazioni da superare. Come quella volta sotto i portici che cingono la dotta Bologna quando una donna, dopo aver superato la coppia di ragazze, si è voltata di scatto rivolgendo alle due un gesto anti-iella. I viaggi last minute sono praticamente banditi per chi ha una disabilità perché gli spostamenti necessitano di preavvisi di settimane per bus e treni: tutti devono essere avvisati prima e per tempo, come se una persona con disabilità avesse l’obbligo della libertà condizionata agli altri.
Per Umberta e Giulia che hanno visitato mezza Europa e trascorso un intero anno Erasmus a Malta la domanda di rito è: “Siete sorelle?”. Come se i disabili non avessero il beneficio del viaggio in compagnia di amici ma solo di consanguinei o parenti stretti.
Per un episodio di ordinario pregiudizio o disagio rilanciato dai quotidiani tante altre vicissitudini restano solamante nella memoria di chi le ha affrontate. Come ha scritto Claudio Savoldi in un post rilanciato sulla bacheca del sito Diversamenteagibile.it: “Sono incazzato nero. Cerco un appartamento senza barriere architettoniche per poter proseguire il mio progetto di vita indipendente in provincia di Novara. La ricerca è incredibilmente estenuante, peggio che trovare un ago nel pagliaio. Riesco a trovare un appartamento perfetto a Galliate, faccio proposta di locazione lasciando 500 euro di caparra come richiesto. Dopo due giorni l’agenzia mi risponde che la padrona di casa preferisce affittare a una famiglia piuttosto che ad una persona come me. La carrozzella rovinerebbe le porte”. Claudio ha lottato per iniziare il suo progetto di vita autonoma, ma senza l’amica che lo ospita oggi non saprebbe dove vivere. Del resto è cosa nota: il coprifilo di una porta nuova vale più di una persona in carrozzina.

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