mercoledì 11 maggio 2016

La Caduta

La vita, specie quella alimentare, è di puro travaglio. Per uno come me, che sta all'adipe come Santanché al diverbio, trattasi di pura lotta quotidiana, senza sconti.
Come se fossi in perenne duello pistolero con Sentenza (Lee Van Cleef)  del Buono-Brutto-Cattivo di Leoniana memoria.
Ogni trangugiamento extra della sottile linea di rasoio con cui coabito dalla nascita, rappresenta una formazione di grassi nel girovita ed in altre tristi località corporali.
Cerco di non vedere, di non odorare profumi eccelsi scaturenti da prelibatezze a volte anche non ortodosse (chissà perché più il cibo è deleterio e più è buono! Mah...) cerco di far finta di nulla davanti ad una pirofila di lasagne o di tiramisù! 
Ma la Caduta è sempre in agguato. Ovunque. Sembra quasi essere un giaguaro davanti ad una gazzella che sta in allerta ma che, alla prima distrazione, zak! Viene sbranata.
Così ieri sera: vado di corsa alla Conad, giro tappandomi gli occhi davanti agli infidi scaffali che conosco e so contenere meraviglie insidiose e acquisto secondo procedura lattuga, mozzarella e prosciutto, per una cena triste, classica negli infrasettimanali. 
E poi il cedimento: le fragole. Non tanto per loro, quanto per lo scatenamento dell'agguato! 
Dopo aver pagato, scatta la trappola: il mio ego malefico mi fa intravedere il padre di tutti gli accostamenti. E me lo fa immaginare tanto vivo, tanto reale, da riuscire a percepire il gusto, l'odore, la bellezza dell'accoppiamento: fragole e ...... panna!!!!
Il bastardo sa che sto passando davanti ad una gelateria, la secrezione immane di acquolina in bocca mi ci fa entrare in trance, come uno psicolabile, tanto da non ricordare neppure la faccia dell'inserviente. Vorrebbero le sinapsi diaboliche che ecceda in tre etti. Interviene però la parte buona, invogliandomi a non eccedere: un etto. 
Vado a casa come l'onanista con l'ultimo di Rocco. Preparo le fragole, mangio l'insalata con la stessa velocità del Bomba quando spara fregnacce, preparo un tazzone fragolato e ci sparo sopra la panna! 
Che meraviglia! Che gaudio! 
La panna s'insanguina del succo dei frutti, le papille danzano la macarena, il cervello gode spasmodicamente per quanto recepirà. 
Mi vien voglia di cantare Binario del mai dimenticato Claudio Villa! 
Terminato il tutto, caffè e paglia di rigore e già che ci sono: sambuca! 
Avrò certamente aumentato il girovita... ma che goduria! 
Culinaria, s'intende! 

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