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sabato 07/05/2016
L’INTERVISTA, ALESSANDRO SALLUSTI
“Quanto godo a leggere Repubblica oggi”
“UN TEMPO ERANO LA GAZZETTA DELLE PROCURE, ORA HANNO CAMBIATO CAMPO: NON HA PREZZO”
di Gianluca Roselli
Alessandro Sallusti, direttore del Giornale, sorride davanti a editoriali e commenti di alcuni quotidiani di centrosinistra che da un po’, ma soprattutto dopo l’arresto del sindaco di Lodi, hanno preso le distanze dall’operato della magistratura. “Francesco Merlo, Michele Serra, Gianluca Di Feo… mi fa molto piacere vedere colleghi di quella che un tempo era la gazzetta delle procure aver cambiato campo. Finalmente hanno scoperto l’amara verità, che non tutto quello che esce dai tribunali è oro colato”, dice Sallusti.
Ora magari qualcuno la leggerà con più attenzione e prenderà spunto…
IL LORO MORALISMO
si è sciolto come neve al sole. Il moralista ha sempre la doppia morale: una per sé e una per gli altri
Non voglio dare lezioni a nessuno, per carità. Certo mi dà un certo piacere vedere colleghi più vicini a quello che sostengo da anni. Però non si può fare un punto e a capo senza guardare indietro. Da chi ora si avvicina alle nostre posizioni mi aspetto una rilettura degli ultimi 20 anni della vita politica italiana, con un partito, l’ex Pci, che ha sfruttato la sua vicinanza alle procure per far fuori politicamente Berlusconi.
Lei ha scritto che dovrebbero chiedere scusa a “tutte le vittime dei pm”…
La penso esattamente così.
Il filo tra toghe e Pd si è definitivamente spezzato?
Per anni loro hanno usato il Pd e il Pd si è fatto usare per combattere il berlusconismo. Hanno trasformato i giudici in eroi, sacrificando anche qualcuno dei loro, come Filippo Penati. Adesso che il Cavaliere non è più centrale la magistratura ha individuato un nuovo nemico da colpire, Renzi, e una nuova forza politica con cui fare sponda, il Movimento Cinque Stelle. Ma mi faccia dire qualcosa anche sul Fatto quotidiano.
Prego.
Naturalmente non condivido nulla del vostro giustizialismo e della vostra faziosità – e per faziosità intendo lo stare dalla parte dei giudici senza se e senza ma -, ma ammiro la vostra coerenza. E infatti, ora continuate a sostenere la magistratura anche se si rivolge contro la sinistra.
Cosa l’ha fatta più sorridere in questi giorni?
Ho provato una certa soddisfazione nel vedere il moralismo di Repubblica sciogliersi come neve al sole. D’altronde il moralista ha sempre una doppia morale: per sé e per gli altri. Il moralismo della sinistra è stato un cancro di questo Paese e Renzi ha il merito di averne preso le distanze.
Si è divertito a leggere certi articoli?
Vedere Francesco Merlo definire “indegni” certi magistrati non ha prezzo. Parole, le sue, che non ho mai letto negli ultimi 20 anni. Né quando sulle serate di Arcore si è aperta la caccia a Berlusconi come fosse Bin Laden. Né, nel mio piccolo, quando un giudice mi fece arrestare per un omesso controllo definendomi “delinquente abituale”. All’epoca solo Giovanni Valentini scrisse un trafiletto in mia difesa e stop.
Negli ultimi giorni abbiamo assistito al riaccendersi dello scontro tra magistratura e politica.
Tra Renzi e Davigo scelgo il primo tutta la vita. A mio parere Davigo, come tutti quelli di Mani Pulite, è un pericolo per la democrazia. Come del resto un germe eversivo si nasconde anche in Magistratura democratica, il cui obiettivo è combattere il potere, qualsiasi esso sia. D’altronde sono loro a sostenere che la legge non va applicata, ma interpretata. Su queste vicende Berlusconi non ha detto una parola.
Quello del Cavaliere è un silenzio che parla.
Per lui si tratta di una rivincita morale e politica.
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