Quando Travaglio è così in forma, tutto il resto è noia!
domenica 17/01/2016
La mosca e i cavalli
di Marco Travaglio
Tre secoli fa Carlo Goldoni descrisse la “macchina del mondo nuovo” usata dagli imbonitori ambulanti in piazza, uno scatolone illuminato da candele accese con figure dipinte su lastre di vetro che la gente vedeva in movimento e s’illudeva di assistere a fatti accaduti a migliaia di km: “Una industriosa macchinetta / che mostra all’occhio maraviglie tante / ed in virtù degli ottici cristalli / anche le mosche fa parer cavalli”. Manco avesse visto la tv italiana nell’ultima settimana.
Notizia n.1: Pier Luigi Boschi, padre della ministra delle Riforme, incontrò più volte a Roma il faccendiere Flavio Carboni, più volte arrestato, condannato per bancarotta fraudolenta al processo Ambrosiano, imputato per associazione a delinquere, corruzione e associazione segreta (la P3), crocevia dei più torbidi passaggi della storia criminale italiana, quando doveva nominare il nuovo dg di Etruria di cui era vicepresidente, con la mediazione di un massone sardo, vicino di casa e amico di Tiziano Renzi, padre del premier. Notizia n.2: il finanziere Marco Carrai, vecchio amico e finanziatore di Renzi (a cui mise a disposizione gratuitamente un pied à terre a Firenze quando Matteo era sindaco, ricevendone diversi incarichi pubblici), sta per essere nominato dal premier a capo dell’Agenzia Sicurezza Informatica di Palazzo Chigi. Notizia n.3: la Dda di Napoli indaga per voto di scambio con la camorra l’eurodeputato Pd Nicola Caputo, candidato due anni fa sebbene già indagato per peculato e truffa sui rimborsi regionali. Notizia n.4: la Dda di Napoli ottiene l’arresto per corruzione del senatore Domenico De Siano, coordinatore di FI in Campania, che resta libero in attesa dell’eventuale ok del Senato. Notizia n.5: la Dda di Napoli indaga un consigliere M5S di Quarto (comune di 40 mila abitanti), Giovanni De Robbio, per voto di scambio con la camorra ed estorsione alla sindaca Rosa Capuozzo, che non ha denunciato il ricatto sul sottotetto abusivo del suocero.
Una sola di queste cinque notizie monopolizza giornali, agenzie, tg e talk show: l’ultima, cioè la meno importante. Che se ne parli, è comprensibile e giusto: è il primo scandalo di mafia sui 5Stelle. Che non si parli delle altre quattro è schifoso, perché dimostra dell’asservimento totale della presunta informazione al governo, anzi all’establishment. È partita la lunga campagna elettorale e chi comanda ha un’unica ossessione: distruggere i 5Stelle, trasformando le loro pagliuzze in travi.
E coprire le vergogne del Partito Unico della Nazione che sta soppiantando destra, centro e sinistra e marcia compatto verso l’ammucchiata delle politiche. Prova generale, le amministrative di primavera, dove i partiti schierano gente senza speranza per non disturbare i Candidati Unici della Nazione, inodori, incolori, insapori, buoni per tutti i gusti e le stagioni, al ballottaggio contro M5S: Fassino a Torino, Sala a Milano, Marchini a Roma e così via.
L’altra sera, a “Lingua Notte”, Maurizio Mannoni aveva un problema, il solito: le prime pagine del Fatto e di Libero sulla joint venture Boschi sr-Carboni. Infatti per tutto il programma il conduttore e l’attore Glauco Mauri hanno santificato il povero Renzi proditoriamente aggredito da Juncker il Terribile. Poi, sui titoli di coda, ecco il Fatto e Libero, ma solo per fare battute di spirito sulla veneranda età di Carboni e sulla curiosa coincidenza che ne parlassero due giornali così diversi (“eh eh, quando c’è di mezzo Renzi.…”). Quindi, per Mannoni, lo scandalo non sono i rapporti fra papà Boschi e il più malfamato faccendiere vivente, e nemmeno il silenzio di tutti i quotidiani tranne due: lo scandalo sono i due che hanno dato la notizia, disturbando il manovratore e il sonno di M’annoi.
Ieri su La Stampa, dopo decine di paginate sullo scandalo mondiale di Quarto, nemmeno una riga su Caputo, una breve su De Siano e zero tituli su Carboni&Boschi. Inteso come Pier Luigi. In compenso, una lunga agiografia di Maria Elena vergine e martire che “porterà l’Italia ad avere le unioni civili”. La lingua di Andrea Malaguti si posa su di lei con vellutata delicatezza: “avvocata di successo, discreta clarinettista, ex catechista” e soprattutto “cattolica tendenza Francesco”. Ma attenzione: “non una rivoluzionaria cattocomunista, al contrario, una cattolica liberale, gobettianamente parlando”. Ecco: un po’ Bergoglio e un po’ Gobetti (all’insaputa di entrambi). E con “un punto di riferimento fondamentale: la famiglia. Padre, madre, fratello e cognata, nonna, ma soprattutto nonno Gloriano”, il solo che non ha fatto in tempo a partecipare al naufragio di Etruria perchè è morto prima. Lei ha preso tutto da lui: “Tenace e bellissimo, occhi molto azzurri che le ha lasciato in eredità, profilo da Paul Newman”. Lei, a Laterina (Arezzo), “non è una: è tremilacinquecento”: tipico delle sante col dono dell’ubiquità. “Una macchina da guerra ossessionata dall’idea della meritocrazia”: è ministra perchè è brava, “è proprio per questo che sono qui”, altro che. “Una di quelle persone per cui il linguaggio non è un abbellimento, ma una qualità della visione”. E poi ha “una grande passione politica”: le unioni civili, per dire, le ha inventate lei: “una piccola rivoluzione copernicana”. Ecco: Francesco, Gobetti, Renzi, papà Pier Luigi, nonno Gloriano, e pure Copernico. Purtroppo l’Italia è ancora “troppo maschilista” per accettare “un premier donna”. Nell’attesa, la Santa “resiste. Incassa. Soffre”. Sui Carboni ardenti.
Nessun commento:
Posta un commento