sabato 7 dicembre 2024

L'Amaca

 

Lo spavento del camionista
DI MICHELE SERRA
Leggendo il bell’articolo di Marco Belpoliti (Repubblica di ieri) su come l’apertura dell’autostrada del Sole cambiò l’Italia, mi è tornata in mente la piccola meravigliosa storia, molto metaforica, che mi fece molti anni fa un giovane camionista insieme al quale (troppo lungo spiegare perché) portai un carico di biscotti da Milano a Bitonto.
Anche suo padre era camionista.
Un camionista italiano del dopoguerra.
Meridionale e quasi analfabeta. Appena inaugurata l’Autosole, si avventurò nel tratto tra Firenze e Bologna, che fino a lì aveva percorso, lemme lemme, lungo i tornanti della Futa e del Raticosa (per andare da Roma a Milano, e viceversa, si passava da Monghidoro, Gianni Morandi se lo ricorda bene). Al primo viadotto, lungo e vertiginoso, sospeso sopra vuoti fino a lì impensabili, il camionista venne preso da sgomento (oggi si dice: attacco di panico). Fermò il camion, reclinò la testa sul volante e disse, anzi si disse: io di qui non mi muovo. Si bloccò il traffico. Arrivò in soccorso la polizia stradale, che convinse l’uomo a rimettersi in marcia, con le dovute cautele, e lo scortò dall’altra parte del viadotto.
Il mio compagno di viaggio non ricordava se suo padre, una volta raggiunta l’altra sponda, proseguì lungo l’autostrada oppure uscì al primo casello. Spero per lui, come per noi tutti, nella prosecuzione del viaggio.
Ma lo spavento di quel camionista, di fronte al mondo che cambia senza curarsi di avvertirlo, ancora oggi mi commuove.
Quel camionista è tutti noi, che dall’altra parte del viadotto contiamo di arrivare anche senza l’assistenza della stradale, ma la testa sul volante, ogni tanto, la recliniamo.

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