domenica 8 settembre 2024

Lobbysticamente

 

Eurofi, la megalobby che scrive le riforme finanziarie della Ue
PRESSIONE - Maxibudget di 5,7 mln di euro usato per “indirizzare” la politica di settore
DI NICOLA BORZI
Che Bruxelles sia una delle capitali del lobbismo globale è noto da tempo. Al 18 agosto, i professionisti incaricati di rappresentare gli interessi di terzi (vulgo lobbisti), ufficialmente iscritti al registro di trasparenza dell’Unione Europea erano 12.849, in rappresentanza di 12.883 portatori di interessi: 8.610 tutelano associazioni di settore, 3.721 sono Ong prive (almeno ufficialmente) di interessi commerciali, i restanti 551 lavorano su mandato della clientela. Poco meno di 3.500 sono belgi, quasi 1.830 tedeschi, 1.300 circa francesi, gli italiani sono 807.
Un bar di Guerre Stellari nel quale personaggi di ogni risma fanno a sportellate per agganciare e influenzare i legislatori e i membri della Commissione, in un turbinio di interessi in conflitto: da chi tutela l’ambiente e il clima a chi “spinge” le fonti fossili, dai paladini dell’industria della Difesa alle Ong per il rispetto dei diritti umani. Non tutti hanno lo stesso peso, non tutti dispongono degli stessi soldi, non tutti hanno alle spalle interessi trasparenti: il Qatargate insegna. Adesso però – e la coincidenza di tempi con le recenti elezioni europee e il rinnovo della Commissione non è casuale – la testata online Politico ha scoperto un opaco, sedicente “think tank” che offre alle aziende l’accesso ai politici e alle autorità di regolamentazione finanziaria della Ue. Il gruppo di pressione è specializzato nella rappresentanza di interessi finanziari (da cui il nome Eurofi) e ha incassato commissioni per quasi 6 milioni. Un sacco di soldi che oggi fa di Eurofi uno dei più grandi gruppi di lobbying alla Ue, nonostante abbia solo tre dipendenti a tempo pieno e non abbia conti pubblici. La sua attività principale, scrive Politico, consiste nell’organizzare due volte l’anno un evento di lobbying a porte chiuse in vista delle riunioni dei ministri delle finanze della Ue (il famoso Ecofin), che “attrae alti funzionari europei, banchieri centrali e addetti ai lavori della finanza”. Eurofi è stata fondata dall’ex governatore della Banca centrale francese Jacques de Larosière e ha forti legami con la presidenza del Consiglio della Ue, che cambia a rotazione ogni sei mesi. È capeggiata da David Wright, ex funzionario britannico della Ue, e guidata dal francese Didier Cahen. Le sue conferenze si svolgono nei giorni che precedono l’Ecofin nel Paese in carica come presidente di turno. I giornalisti non sono ammessi.
I membri più anziani del Parlamento europeo, che ricoprono ruoli influenti nella legislazione finanziaria, hanno dichiarato a Politico che Eurofi ha pagato i loro soggiorni in hotel di lusso e parte dei loro viaggi. A luglio, Eurofi ha dichiarato budget di 5,7 milioni nel 2023 grazie ai versamenti dei suoi membri, tra cui figurano grandi banche, Borse, società finanziarie, di gestione del risparmio e giganti della tecnologia come BlackRock, Goldman Sachs e American Express. “È uno dei gruppi più opachi”, ha affermato Kenneth Haar, ricercatore del Corporate Europe Observatory, un organismo senza scopo di lucro che studia il lobbismo alla Ue. “È davvero strano avere un budget così grande con così poche persone”. Per dotazione finanziaria, Eurofi è una tra le lobby maggiori a Bruxelles, subito dietro giganti della tecnologia come Google e Apple. Ha una base associativa di oltre 100 iscritti e il suo budget è aumentato di quasi il 50% dai 3,9 milioni del 2020: tra le lobby finanziarie solo Insurance Europe è più grande, Eurofi ha battuto giganti come la Federazione europea delle industrie farmaceutiche e BusinessEurope, che rappresenta le Confindustrie nazionali. “L’impostazione di Eurofi è diversa da quella di altre grandi lobby di Bruxelles, che accrescono i propri uffici per cercare di influenzare la politica e conquistare l’attenzione degli eurocrati”, scrive Politico. “Eurofi insiste sul fatto che non rappresenta gli interessi del settore finanziario e fornisce semplicemente una piattaforma per la discussione”. Ma chi paga, quanto, e che tipo di influenza acquista?
La risposta, secondo logica, può essere desunta dall’analisi della legislazione di Bruxelles sul settore finanziario. “L’influenza della finanza è stata visibile negli ultimi anni, con l’introduzione di norme più leggere per banche e assicuratori rispetto a quelle richieste dagli enti regolatori, e un notevole successo nel moderare le riforme che potrebbero danneggiare gli interessi del settore”, conclude Politico.

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