sabato 22 giugno 2024

Travagliatamente

 

Il Fronte del Ni
di Marco Travaglio
Una delle peggiori sciagure della Seconda Repubblica, oltre al berlusconismo e ai suoi derivati di destra e di sinistra, è un minuscolo ma potente circoletto di “riformisti” per mancanza di riforme che si battono da 30 anni affinché l’opposizione non si opponga. A ogni porcata, spiegano al centrosinistra che “non va regalata alla destra”. Cioè va copiata e “migliorata” per votarla tutti insieme appassionatamente: “non basta dire No”, anzi “non si può dire sempre No”. Meglio Sì, così i padroni son contenti. Il risultato sono gli inciuci dalemiani, veltroniani, violantiani, napolitaniani, montiani, lettiani, renziani, e draghiani: tutti elisir di lunga vita per la destra. Gli elettori, fra l’originale e la brutta copia, scelgono sempre il primo. Ora questa compagnia della buona morte (ma solo per il centrosinistra), terrorizzata dallo scontro politico e sociale che è l’essenza della democrazia, si batte per scongiurare i prossimi referendum: quelli costituzionali su premierato e separazione delle carriere, e quello abrogativo sull’Autonomia. I referendum parlano la lingua evangelica Sì/No che sgomenta i “riformisti”, abituati al Ni e a considerare trattabili anche i principi fondamentali: i più furbi in cambio di poltrone, incarichi, consulenze, programmi Rai, medagliette e pennacchi da tutti i regimi; i più fessi gratis.
Stefano Folli si sgola su Rep perché il Pd proponga “punti di convergenza sul premierato” tornando alle sciagure del passato, ma anche il “cancellierato alla tedesca” e il “doppio turno alla francese” (sul web gli fanno notare che s’è scordato il bacio alla francese, il colletto alla coreana, i saltimbocca alla romana, i carciofi alla giudia, l’insalata russa e il cesso alla turca). Polito El Drito, che s’è incaricato di migliorare con la sola forza del pensiero la destra meloniana (ma Giorgia è già il “cigno per l’Europa del futuro”), vorrebbe un’opposizione che le migliori le schiforme. Violante al passo di Leonardo e Veltroni invitano al “dialogo”. Mieli deplora “l’opposizione senza controproposte su niente”: se le tre destre approvano tre disastri – premierato, autonomia e separazione delle carriere – è colpa di Pd e M5S che non propongono metà o tre quarti di ciascuno. Il modello è l’inciuciador Ceccanti: “Meglio proporre delle mediazioni su premierato e autonomia che pensare solo al referendum”. E certo: se le opposizioni avessero proposto le famose mediazioni, la destra che ha bocciato tutti i loro emendamenti le avrebbe approvate subito. Ora però Conte e Schlein potrebbero suggerire un premier eletto ma solo un po’, una volta sì e una no; la separazione dei giudici dai pm, ma non dei pm dai giudici; e un’autonomia a Regioni alterne: una differenziata e l’altra indifferenziata, tipo nettezza urbana.

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