Nemmeno l’illusione di esistere
DI MAURIZIO CROSETTI
Più lontano il passato o il futuro? Serve molta memoria per ricordare una Nazionale peggiore di questa, e molta fantasia per immaginarne una almeno un po’ migliore, che non rischi di star fuori dal terzo Mondiale. Al prossimo giro, tra due anni, le finaliste saranno 48, però l’Europa avrà soltanto tre posti in più. Gli azzurri erano arrivati tra gli ultimi a Euro 2024 e se ne vanno per primi, miracolati dai croati, malmenati dagli spagnoli, spaventati dagli albanesi e umiliati dagli svizzeri. La vera anomalia è stata la coppa di tre anni fa, non questa pena. Siamo scivolati ai margini del continente, figurarsi del pianeta. Non facciamo tre passaggi di fila.
Abbiamo un allenatore, forse non ancora un cittì, che dice «rosicchiare il metro», «ricomporre», «moralità», cambiando sempre modulo e giocatori per approdare, infine, alla formazione peggiore: forse è questo, il suo calcio liquido? O liquefatto? A un certo punto è apparso il fantasma di Ventura: sorrideva.
Ma non esiste molto di più. Non abbiamo diamanti gettati per errore nella spazzatura, Baggio o Totti lasciati a casa. C’è proprio poco, e qualcosa si è perso per strada tra infortuni e squalifiche. Il nostro regista di ieri, bravo ma acerbo, è un ragazzo che era fermo da 7 mesi per ludopatia. Senza il fenomenale Donnarumma sarebbero state due goleade su tre, e gli svizzeri li avremmo visti in tivù (forse, sarebbe stato meglio). Nemmeno per un minuto si è avuta l’illusione di esistere: una squadra di peluche, lenta, sgangherata, vittima di errori elementari e vuoti mentali che in campo hanno prodotto voragini. Zero qualità, zero ritmo, zero carattere: decidete voi cos’è peggio. Questo Europeo ci riporta molto indietro, del resto già avevamo ricominciato da zero dopo la fuga in Arabia del vecchio cittì, agosto 2023. Poi, poche partite e pochissimo tempo, anche se ci chiediamo come lo abbiano speso gli azzurri e il loro condottiero in questo mese e mezzo di ritiro: a girare spot a caccia di prosciutti o strappandosi il telecomando? Ora sì che dovranno litigarselo, seduti sul divano. Ma se Spalletti ha avuto poco tempo, ora usi un po’ meglio quello che ha davanti.
Tra le conseguenze inevitabili, anche la debolezza del presidente Gravina nel cammino che porterà al voto federale. A occhio, la classe dirigente del nostro calcio assomiglia a quanto produce.
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