venerdì 14 giugno 2024

Pane al pane

 

Sette Nani e un gigante
di Marco Travaglio
Prima scena: la passerella a Borgo Egnazia dei Sette Nani che si fanno chiamare Sette Grandi perché sono quasi tutti morti ma non se ne sono accorti e fingono di prendere decisioni già prese altrove o da altri. Biden è già un miracolo se si sveglia la mattina e si riconosce; Macron, precipitato al 14% e doppiato dalla Le Pen, spera di salvarsi nel voto anticipato agitando il solito spauracchio del fascismo (io faccio schifo, ma quella è peggio di me); Scholz voleva essere il nuovo Merkel, ma è solo il nuovo Renzi; Sunak, Trudeau e Kishida stanno per raggiungere gli altri nel cimitero delle pippe; e così via. Siccome sono terrorizzati dal Papa che domani parlerà di pace contro il loro bellicismo beota e perdente, simulano un’epica battaglia sull’aborto, che non dipende da loro (semmai dai Parlamenti) e nessuno ha la minima intenzione di toccare, ma è perfetto per farsi belli davanti agli elettori più boccaloni, a costo e a somma zero.
Seconda scena: alla Camera i 5Stelle contestano in beata solitudine le invereconde pompe funebri per B.; e il loro deputato Leonardo Donno, leccese, 39 anni, istituto tecnico commerciale, imprenditore del ramo impianti idraulici, climatizzatori ed energie rinnovabili, tenta di consegnare al ministro Calderoli la bandiera tricolore in polemica con l’Autonomia differenziata. Una provocazione che tocca il nervo più scoperto delle tre destre al governo. I due partiti con l’Italia nel logo (FdI e FI), tiepidissimi sulla schiforma per i voti che perderanno, vorrebbero rallentarla, ma non possono per il baratto con la Lega: se FdI vuole incassare il premierato e FI le porcate contro la giustizia devono pagare il riscatto alla Lega. I tre obbrobri simul stabunt, simul cadent: se ne salta uno, saltano tutti. E pure il governo. Ci voleva un esperto di idraulica e di energia – uno dei famosi “scappati di casa grillini” – per azzeccare la mossa giusta al momento giusto. Per Calderoli il tricolore è come l’aglio per un vampiro. Infatti il leghista, che viene dalla Lega di Bossi (“Io col tricolore mi pulisco il culo”), si ritrae schifato. Intervengono i commessi. Ma ecco decine di squadristi avventarsi su Donno. Altro che “rissa” o “disordini”: si chiama pestaggio. Un picchiatore, ben nascosto nella gang, gli assesta un colpo da arti marziali allo sterno, levandogli il respiro e facendolo accasciare come un sacco, mentre altri lo scalciano a terra. Con quella semplice e pacifica provocazione, Donno ha colpito e affondato non solo la Lega che si finge nazionale ed è sempre antinazionale; ma pure gli ipocriti fratelli d’Italia e forzisti, che il tricolore l’hanno sempre sventolato e ora lo tradiscono. Non sappiamo se i 5Stelle risorgeranno dalla batosta. Ma, intanto, meno male che ci sono.

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