sabato 18 aprile 2020

Un altro Sabato del Contagio


Alti e bassi, curve che tendono al depression, sabato pomeriggio oramai consuetudine spazzanti cene allegre con amici, lo struscio in centro, la partita del sabato sera e tutte le iperboli volte a guardarla, il bar ah! il bar del post cena, solo al pensiero sarei pronto ad aprirmi fraternamente a tutta quella fauna che detestavo, i muscolai portatori di pressurizzati bicipiti, la tendenza ad apparire “allgnocches” con optional micro, macro, lipo, lapo, adorerei or ora chiacchierare pure con lui, le fiammanti auto chantose parcheggiate nelle vicinanze, la voglia di andare a letto certificante il canuto impadronitosi di te, mentre attorno giovani e meno giovani tendevano a considerare mezzanotte come il meriggio. Tutto spazzato via in questo altro sabato del contagio, col monolite che m’inerpica in ragionamenti pregni di matematica e statistica, oggi ad esempio da un lato c’è chi spinge per il ritorno all’anormalità , che chiamavamo un tempo normalità, dall’altro oltre 450 morti che io idealizzo, per non smarrirmi nella quiete dell’abitudine, in centoventi auto incolonnate con quattro viaggiatori cadauna con destinazione il baratro della fine, e allora mi domando “ma dove cazzo sta questa normalità invocante la ripresa, la fase 2? 
E poi in questo sabato del contagio c’è un altro pensiero che m’ammorba: quanti anziani abbiamo, mi ci metto anch’io in corresponsabilità ci mancherebbe, fatto fuori con nonchalance dopo averli riposti in depositi per “fine vita sempre”?  Questa tragedia comune ha fatto riaffiorare uno stile sociale che ritengo inammissibile, senza giudicare nessuno e con le dovute larghe eccezioni: quella merdifera rassegnazione all’ingombro di memorie viventi ed il conseguente sgombro verso lidi “villaquiete” malsani già nel nome, figurarsi sul proscenio. Ce lo chiede Compare Frenetismo ci dicevamo, è impossibile lasciarli liberi, cazzo non vedi che non possono affrontare lo zigzag moderno, sei matto? E una volta rinchiusi, i grandi manager dell’avanguardia li hanno pure trattati come vuoti a perdere, lasciando che si contaminassero tra loro, tanto dopo gli ottanta che cazzo stai a fare se non a sparpagliare pensioni? È questa dicotomia che mi sconquassa: da un lato ci fanno sentire grandi nel dirci che siamo riusciti ad allungare la vita oltre gli ottanta, dall’altra, a meno che tu non sia politico, banchiere, timoniere d’azienda, già a settanta ti mettono addosso l’attrezzatura per il bungee jumping finale. 
Ma questi sono solo pensieri in depression di questo ennesimo sabato del contagio.

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