Sembrava fuori luogo come la sua
presenza, inconcepibile fino a pochi mesi fa. Eppure la sindaca di Roma
Virginia Raggi ha affrontato la prova con un'eleganza atipica, con una
silenziosità nel portamento abbacinante. Ha espletato i riti dell'insediamento
con quella fragranza tipica dei neofiti. Ha incontrato autorità, ha sostato
davanti al Milite Ignoto, alle Fosse Ardeatine con serietà e voglia di
ritornare a dar lustro alla storia della capitale, offuscata da anni di
brigantaggi inauditi.
Il potere e i suoi araldi, scocciato, l'ha dovuta
sopportare, con quelle analisi e quella minuziosità tipiche di chi, temendo che
la festa sia finita, scruta movimenti oculari, per carpire segreti, minuzie
atte a sferrare l'attacco eliminante l'intrusa al grande banchetto romano
apparecchiato da decenni.
E quando la sindaca si è trovata al Laterano, per
una cerimonia religiosa invocante non si sa quale divinità protettrice coloro
che abusano delle proprie funzioni delegate dal popolo sovrano per i porci
comodi castali, c'è stato l'incontro con la Femme Fatale, la sceneggiatrice
costituzionale pro obbrobrio, la custode del graal del sacro potere
finanziario, la paladina del sistema bancario inchiappettante molti per la
gioia di pochi, lei, l'Altera Mnemonica, la saccente del nulla, la
continuatrice dell'insana commedia da sempre applaudita da troppi che, fingendo
di stare dalla parte di molti, abbacina la moltitudine di babbei in pectore per
scopi utilitaristici della stantia ed immarcescibile casta: Maria Elena di
tutti loro è passata davanti alla sindaca di tutti noi, ignorandola, con
quell'alterigia alla Re Sole propria di coloro che si credono eterni e
prescelti divinamente.
La sindaca non ha esternato nulla, rimanendo glaciale
all'affronto, dando l'impressione di essere quasi imbucata alla cerimonia dove
tutti si baciavano sorridenti, già protesi alla prossima corrida pro loro.
Alla
fine, per non attirare altre noie popolari, la ministra dea si è degnata di
porgere la regale mano per un saluto più freddo e glaciale della temperatura in
cervice della ministra Madia.
Un saluto irriverente, quasi comunicante il
"che ci fai qui?" per l'abbandono dell'odiato.
La storia racconterà
un giorno se questo momento verrà ricordato come il punto focale per una
straordinaria pulizia istituzionale, un ritorno sulla terra di questi potenti
adulati e facenti funzioni al servizio dell'Egoismo universale.
Virginia buon
lavoro e non ti curar di loro!
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