giovedì 16 giugno 2016

Infervorato


Non mi ritengo invidioso, né sbavo davanti ad un macchinone. Considero, per fortuna, la ricchezza un valore aggiunto, fermo restando il convincimento che, essendo di origine virale, può provocare eccessi, a volte molto fastidiosi. In pratica a Porto Cervo ci andrei con lo stesso entusiasmo che avrei nel partire per EuroDisney, sicuro come sarei di trovare divertentissime comiche respiranti, i famigerati ricchi sontuosi della categoria "visibilation", quelli che vivono in una realtà diversificata, quelli che considerano "gli altri" una sottospecie, un acquario di sfigati ed inferiori, da usare secondo le necessità. 

Ho avuto la fortuna, o sfortuna, di vedere un servizio andato in onda due giorni fa a "Di martedì" il programma di Floris su La 7. Faceva il solito raffronto tra l'andare al mare della maggioranza degli umani, con quello della casta iper-agiata dei diversamente umani. Solite immagini: da una parte il pensionato che infila l'ombrellone nella spiaggia, accessoriato di giornali, lasagne e borsa frigo, dall'altra suite da 7000 euro a notte, piscine private ed "evve moscia" a gò gò, navi camuffate da yatch, tender per gli spostamenti del valore superiore al reddito di una famiglia normale. Fin qui tutto tranquillo. Nessun risentimento, nessuno sproloquio, molta pacatezza.
Improvvisamente, come un lampo, le immagini ci han portato dentro  la cucina di un grande ristorante, uno di quelli dove solo leggere il menu costa dai 10 ai 20 euro. E qui è scattata l'ira. Perché il penta-pluri-chef ha mostrato, con nonchalance, il piattino simbolo dell'imbarbarimento della razza umana, l'apoteosi dell'idiozia, il bignami di ogni nefandezza intellettuale compiuta ai danni dell'indifeso, il migliore generatore di vaffanculo in commercio, il sommario di quanto un insieme di becerismo, d'inettitudine, di insana visione del mondo trasformante in negletto anche chi, pur pregno vestito di firme altisonanti, resta un mendicante della peggior specie: due arachidi. Due semplici arachidi, tostate, ma tanto pacchiane e volgari da scatenare rabbia e dolore. Due arachidi ricoperte d'oro. Oro commestibile, che il babbeo di bianco vestito ha esaltato in una prolusione scatenante mix di turpiloqui molto sottili, quasi introvabili.
Sono fondamentalmente convinto che ognuno debba vivere la propria vita come meglio crede, non invadendo o culturalmente infastidendo però quella degli altri.
In effetti sbaglierò: ma istituire una task force mondiale che prelevi il cuoco e chi, infagottato da mignottona, dopo aver letto la carta, decide, in tonalità e nel francesismo simile a quello delle pubblicità dei profumi dove il gnocco o la gnocca di turno con aria stralunata (che fa venire in mente uno a cui abbiano portato via auto e vestiti in un paese ostile) pronuncia velocemente "jemepefarghepountrongrivèjemelassonGiogioAvmani", decida di ordinare due arachidi d'oro, per portarli in un isola segreta a coltivar carrube per il gorilla incazzato a cui dovranno riferire in tutto, sia la soluzione migliore.

Ah che sbadato! A momenti me lo dimenticavo: vaffanculo a voi e alle arachidi d'oro!


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