mercoledì 1 giugno 2016

Confronto


Ho seguito il confronto elettorale su Sky per la poltrona di sindaco di Roma. 
Che reazione ho avuto? 
Di sentirmi, assieme a tanti, un infausto coglione. 
Da tempo immemore. 
Sentirli, queste marionette, promettere interventi drastici sugli eterni problemi della Città Eterna, mi ha infuso questa certezza: lor signori lo sanno di parlare a dei coglioni. 
Come se i problemi fossero usciti dalle catacombe o durante gli scavi della metro! Come se non fossero stati loro, nel senso di casta, di persone ondivaghe impegnate dai primordi della loro carriera a prendere per il culo gli altri, che siamo noi, di ribattere su promesse fatte precedentemente e mai realizzate, con nuove e maggiori fandonie purtroppo sempre accalappianti i babbei in pectore, ossia il popolo lavoratore ed impegnato a sbarcare il lunario. 
Lor signori sanno che galleggia un'ignoranza frutto di una combinazione, una macchinazione perfetta, consistente in un mix di programmi demenziali sparati via etere per addormentare coscienze e la lotta quotidiana per non soccombere economicamente, una miscela che trascina cuori e menti lontani sia dai problemi che dal ricordo delle nefandezze compiute anni addietro da quella invereconda società a delinquere che a volte, con generosità, chiamiamo politica. 
Eh ma non tutti sono così diranno gli speranzosi. 
Certo. Non tutti son così. 
Tanti però lo sono. E sono disposti a ripartire, sapendo che abbiamo dimenticato, sono pronti a ripromettere benessere, calo di tasse, pulizia, ordine, affinché votiamo la loro lista. 
Prendete questi di ieri sera: nessuno che abbia chiesto scusa del fatto che la Capitale d'Italia è in mano alla malavita organizzata. 
Nessuno che abbia ammesso che quel debito, 13 miliardi, costruito negli anni, difficilmente si potrà estinguere. Nessuno che si sia scusato del fatto che ogni anno, i non romani, mettono mano al portafogli per evitare la disfatta, la caduta rovinosa, il default di Roma, attraverso una specifica legge che permette ai lestofanti del Campidoglio, di continuare nella razzia. 
Nessuno che, ammettendo in sincerità lo sforzo sovrumano, abbia dichiarato che il sindaco della Capitale dovrà prima di tutto pensare a non prenderle, ossia dichiarare bancarotta. 
Tutti a sparare promesse, investimenti, miglioramenti. 
E noi, anzi parlo per me, ed io come un babbeo circense, li sono stati anche ad ascoltare. 

P.S. Come avrete notato non ho levato dal mazzo la candidata Raggi dei 5stelle. Non perché anche il movimento sia della stessa pasta, tutt'altro. 
Solo che reputando la sfida troppo alta, drammaticamente difficile, per una ragazza così inesperta, fuori da sempre dalle lotte tra i gladiatori del male, credo non sia riuscita ad emergere bene e nettamente durante la campagna elettorale. 
Avrei preferito un quasi esperto, alla Di Battista. 
E comunque se fossi romano, voterei Raggi.
Tiè!  

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