martedì 16 febbraio 2016

Quanti pensieri Jean!



Mi è capitato recentemente di leggere la vita di Jean Meslier, curato di Etrépigny e Balaives, nato nel 1664 e morto nel 1729. Un personaggio stranissimo, che nella vita, per eccesso di prudenza, ha svolto il ministero sacerdotale in posizione ambigua e subdola. 
Alla morte è venuto a galla il suo testamento dal titolo (che è già mezzo libro visto la lunghezza):

Memoria dei pensieri e delle opinioni di Jean Meslier, prete, curato di Étrépigny e di Balaives, su una parte degli errori e degli abusi del comportamento e del governo degli uomini da cui si dimostrano in modo chiaro ed evidente le vanità e le falsità di tutte le divinità e di tutte le religioni del mondo, affinché sia diretto ai suoi parrocchiani dopo la sua morte e per essere usata da loro e da tutti i loro simili quale testimonianza di verità.

Capite?
Questo curato ha svolto la sua missione, non credendo a nulla di quanto a parole professato. Ha ingannato i fedeli, ha vissuto una vita d'inganno, senza poter esplicitare la sua vera identità, quella del primo filosofo ateo della storia (come lo ha definito il filosofo francese Michel Onfray)
Voltaire che riceve una delle tre copie del testamento, lima le parti pregne di ateismo, inserendovi riferimenti deisti.
Ma il vero testamento di Meslier, 1200 pagine scritte in dieci anni, è così articolato:


  1. Le religioni sono soltanto invenzioni umane, piene di errori e di sciocchezze.
  2. La fede, "credenza cieca", è solo un principio di errore e di impostura.
  3. Falsità delle presunte visioni e rivelazioni divine.
  4. Vanità e falsità delle presunte profezie dell'Antico Testamento
  5. Errori della dottrina e della morale della religione cristiana.
  6. La religione cristiana autorizza le prepotenze e la tirannia dei grandi.
  7. Falsità della presunta esistenza della divinità.
  8. Falsità dell'idea della spiritualità e dell'immortalità dell'anima.                                  (fonte Wikipedia)

Ma ci pensate quale stranezza deriva da questo personaggio?
Par di vederlo nella Francia di quell'epoca discettare sul Vangelo, spronando fedeli ad amare la Parola, l'Eucarestia e tutto quanto di basilare nella religione cattolica. E alla sera, deposti i paramenti, scriveva di ateismo allo stato puro, di religioni viste come invenzioni umane pregne di sciocchezza! 
E questo per decine di anni.
Sgomento, impossibilità nel capacitarmi di cotanto sdoppiamento di personalità, incapacità a concepire una recita quotidiana, una gestualità che non era la sua, usata per ridicolizzare coloro che invece entravano nella sua chiesa con spirito di fede.
Un'altra domanda: esistono ancora soggetti di questo tipo?
Certo che si. Ad esempio? Chi vede nel sacerdozio o nel paonazzo una condizione per elevarsi di casta, vivere nel lusso, ragionando su mammona. 
Quanti Jean ci circondano ancora!

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