Sarebbe da provare prima di tutto: spegnere il cellulare, chiuderlo in un cassetto assieme alle carte di credito, lasciarsi in tasca solo il necessario per partire, andare in stazione farsi fare 50 euro di biglietto a caso e, una volta scesi dal treno, emulare la stessa situazione patita negli ultimi due anni da 25.000 extracomunitari minorenni solo in Italia.
Venticinquemila ragazzi, arrivati dall'inferno, che subiscono il problema più detestabile, più inimmaginabile su un pianeta popolato da 6 miliardi d'individui: essere soli.
Soli con e da sé stessi, soli dagli affetti, freddi nella glacialità di questo mondo, peripatetico nella sua pazzia, scandalo per coscienze ancora sensibili.
Venticinquemila “Gesù Cristo”, abbandonati dalla follia planetaria della conflittualità, della violenza miniera di guadagni per bastardi amorali e prossimi inquilini di gironi danteschi (speriamo), lasciati a disperarsi nel deserto del più abbietto dei delitti comuni, l'indifferenza, senza aver la minima possibilità di attraversarlo per poter rientrare, dalla porta di servizio, nell'umanità.
L’inchiesta de "L’Espresso" di questa settimana, angosciante oltre ogni logica, denuncia che molti di queste "solitudini viventi" vengono letteralmente cacciati da orchi infami attorno alla stazione Termini della capitale italiana! Vivono nei sotterranei, nei loculi infausti e per raggranellare euro, si vendono a vecchi infami, a uomini (per modo di dire), ad esseri la cui unica possibilità per rientrare a far parte della razza umana è senza dubbio la castrazione chimica.
Cosa abbiamo fatto di così atroce per meritarci una simile vergogna, uno scempio morale di dimensioni così devastanti?
Venticinquemila esseri in tutto simili a noi benpensanti ed agiati, ruotano in un anonimato subdolo, infame, nauseabondo mentre attorno veniamo costantemente acchiappati dalle torbide sirene infatuanti una normalità infingarda e bugiarda, sviante dignità e scrupoli morali mai come oggi necessari.
Il nemico non sono questi fantasmi respiranti, questi simili a noi già sbattuti, con enorme anticipo temporale, in quella emarginazione solitaria e propria, ma non per questo giusta, di anziani abbandonati ed inermi, come ci vogliono far credere partiti squallidi invocanti muri e blocchi solo per continuare a briganteggiare a proprio comodo.
No, il nemico è dentro di noi, cosiddetti cittadini. E’ un nemico che sarebbe da mandar a sperdersi per mare, emulando i viaggi molte volte mortali compiuti da questi eroi silenti; è un diabolico intorpidimento emotivo, un ondivago miscuglio di turbinii psichici avviluppanti mente e cuore, generante indifferenza abissale, fuorviante più d’ogni altra efferatezza ancora per fato indignante poche minoranze sparute: la convinzione di sentirci al riparo, incolpevoli ed impossibilitati ad un'azione riparatrice, come se tutto spettasse agli "altri", entità indefinita de-colpevolizzante chi si auto-convince di questa estraneità fittizia.
Tremino coloro pensano in codesta squallida modalità!
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