Forgiarsi faticosamente alla vita, lasciarsi trasportare dalle correnti?
Come in un gioco acquatico, come la canoa che scende tra i flutti divertendo i passeggeri, senza timone, senza possibilità di governarla, così è la vita se viene abbandonato il timone.
Bella frase, sempre d’attualità.
A cosa porta questa conclusione?
Inedia, ozio, sbadigli mixati con il respiro. Inettitudine, solitudine, adagio inerte sui giorni, apparentemente tutti simili tra loro.
E’ questo uno dei mali maggiori della vita odierna, che va combattuto sempre, in ogni istante, in ogni frangente.
Ribellione al pigro andamento lento, molto lento, che eventi, affetti, traguardi, orizzonti plumbei inducono a considerare normalità.
Che fare?
Muoversi, proporsi mete, anche a volte effimere, gioire per le piccole novità sempre presenti nel giorno, attenzione particolare a chi è in difficoltà, mai ondivagare, progettare, posseder speranze, risollevarsi ogniqualvolta vi sia una caduta.
Piacersi per l’età, non cercar di dimostrare nulla che non sia consono all’anagrafica sentenza. Mandare i chirurghi plastici in fallimento, non provare invidia per le giovani leve ancora in procinto di spiccare il volo.
Sentirsi e piacersi attempati! Che bel sentire!
E soprattutto una constatazione sempre a portata di mano: puoi provar qualsiasi escamotage, qualsiasi ritocco, qualsiasi indumento, ma il vacuo di tutto ciò non ti allevierà né procurerà sollievo: la ruota della vita continuerà, senza indugio, a girare!
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