mercoledì 10 febbraio 2016

Airimember


Ricordo che da giovane in giorni come questo, per via di un insegnamento dottrinale leggermente tradizionalista, ero assalito da incubi culinari e di come il martedì grasso salutavo l'ultimo dolce trangugiato, nella stessa modalità con cui un partente per il fronte abbracciava la sua bella sul marciapiede del binario. Di come durante la Quaresima, ligio e terreo ai dettami proibizionistici, mi convincessi della prossima insorgenza di un fastidioso mal di gola e al fine di prevenirlo acquistavo le mai dimenticate pastiglie Valda, ricoperte di zucchero che avidamente succhiavo sicuro di non rompere il fioretto e che inevitabilmente, vista la quantità assunta, mi trasformavano le fauci in un hangar durante le prove di motori Boeing, con l'impossibilità di pronunciare parole con lettere aspirate, che mi rendevano incomprensibile ai più.

Maturando o regredendo a seconda dei punti di vista, appresi con piacere le parole del profeta, informante che il digiuno gradito agli occhi dell'Altissimo non consisteva nel letto di cenere né nel farsi vedere esangui, in lutto e contriti in sofferenza, bensì nel sciogliere le catene inique, farsi ultimo con gli ultimi, donando il superfluo all'altro, cosa che mi auto convinceva nel proseguire una dieta insalubre, sempre però pronto a triturare catene, che non vedevo.
Ed oggi in questo mercoledì delle ceneri, avendo finalmente chiaro il contesto e soprattutto l'occasione propizia da afferrare, metterò mestamente la freccia accostandomi a lato di questa via non ancora giusta e facendo la classica inversione proverò a convertirmi un'ennesima volta, a cambiare direzione, a sminuzzare problemi svianti, a centrare l'essenziale, rinunciando ad effimero ed affini. Corroborato dalla Parola ascolterò ovunque il flebile afflato che solo un silenzio vigoroso da tutto quanto stordisce, compreso il social arricchente Mark (da noi chiamato "feisbuch"), permette di far proprio per il bene di tutti.

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