Nel giorno in cui il mondo commemora Umberto Eco, la
sua cultura, il suo stagliarsi nella melma in cui ci troviamo, mentre leggo
della sua biblioteca, dei suoi 50mila libri moderni, dei 1500 antichi senza
catalogazione, usati al momento quando cervice ed impulso scatenavano l'arsura
del grande semiologo, del pensatore, di colui che allettandoci alla lettura con
il teorema esplicante che se uno non legge a settant'anni avrà vissuto una sola
vita, nulla al confronto dell'assiduo lettore che avrà cavalcato 5000 anni di
storia, mentre tutto questo accade e l'ansia elevante e generante ansimo e
irrequietezza per la crassa ignoranza fluttuante che pervade spirito e cervice,
il dito spinge il telecomando (studiato e sbeffeggiato dal pensatore dipartito)
e che mi fa vedere? Assemblea del PD e il Ballista Incallito orante,
deflagrante verità e principi, obnubilante lealtà e beltà democratica nel pieno
delle sue declamatorie funzioni, ossia quelle di storpiare a suo piacimento la
realtà con proposte, rassicurazioni tanto banali quanto non vere.
Sprona i
suoi ad avvicinare la gente, ad andare per piazze e comuni a portare il verbo,
il suo e di un partito mai come ora allo sbando, senza identità, colluso con
malvagi orchi famelici, senza timone, senza dignità.
Tutto va bene, dice lui.
Tutto fila liscio, asserisce. Nessun problema, solo l'incomunicabilità,
problema già evidenziato a suo tempo dallo Zio Puttaniere. Strano problema
questo, visto che ha in mano, come il parente pregiudicato, l'informazione, il
90% circa di tutti i media: tre reti Rai, i maggiori quotidiani, persino il
giornale umoristico "L'Unità" ricordante a molti la Pravda sovietica.
Sentire le sue promesse oramai ignobili e sempre in costante crescita
esponenziale per il fatto che, quando le precedenti parole date vengono in
scadenza, son da lui rinnovate con nuove e maggiorate ri-promesse, tanto da
prevedere entro l'anno il lancio della conquista di un nuovo pianeta
extrasistema solare, ebbene sentire queste sviolinate psicolabili fa venir
voglia di riascoltare le parole di Eco e d'immergersi in letture avvincenti,
maledendo fato e sorte per questa classe politica retta da un ego-riferito di
tale stampo e portata.
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