domenica 8 novembre 2015

Non in linea


Bondista si diventa nel corso degli anni. Cultori dell'agente più famoso al mondo ce ne sono tanti in giro per il globo. Considerandomi immeritatamente uno di loro, ieri sono andato all'appuntamento biennale con la sagra bondiana, rimanendone deluso. 
Chiarisco: il film è realizzato alla grande, con effetti incredibili, uno su tutti la lotta a bordo dell'elicottero in una Città del Messico stracolma di gente per la festa dei morti. 
Quello che non ritengo Doc è il tentativo di rendere il film serio e portatore di messaggi sociologici, impregnandolo di dialoghi che vedrei di più in un film dell'ex girotondino Moretti. 
Bond è Bond. Se uno va a vedere 007 si aspetta la classica sagra del "no sense" per antonomasia, condito dall'evidente impossibilità a farsi domande, togliendosi dubbi in una trama che, se non fosse di questo genere unico nella storia del cinema, sarebbe da buttare nel cesso (come il mio iPhone)

Domande del tipo: 

Come ha fatto a cambiarsi d'abito che non aveva nulla con sé?

Perché è andato all'appuntamento finale con la belloccia di turno (che è molto belloccia ma non Bellucci) sapendo in anticipo che l'organizzazione farà di tutto per eliminarlo?

Perché l'acerrimo nemico invece di sparagli immediatamente lo porta in una specie di sala chirurgica  e con un'avveniristica macchina lo buca con un ago finissimo in cervice? 

Come fa un'organizzazione tanto cattiva ed estesa ad avere il quartier generale nel deserto controllato da una decina di uomini armati, che il nostro uccide in un attimo?

Queste sono alcune delle domande che in teoria uno spettatore dovrebbe farsi, mentre si dirige alla cassa per riavere indietro i soldi.
Stiamo però parlando del pianeta 007. 
E il suo nome è James Bond. 

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