Resta sempre il Numero Uno!!
IL PARTITO DELLA DAZIONE
di Marco Travaglio
Scusi, presidente Matteo Renzi, lei conosce Attilio
Malafronte da Pompei, arrestato a gennaio per induzione indebita a dare o
promettere utilità (la vecchia concussione per induzione), e tuttora indagato
per quel reato con l’accusa di aver lucrato sulle sepolture dei defunti al
cimitero? Lo sa che, perquisendo casa sua, la polizia sequestrò un fucile
calibro 12, una canna per fucile e 30 cartucce? Se non lo conosce, che aspetta
a informarsi sul suo conto, visto che è candidato a Napoli con la lista
Campania in Rete, alleata del Pd dell’aspirante governatore Vincenzo De Luca, e
rischia di diventare consigliere regionale sotto le insegne del suo Pd? Come
purtroppo il nostro giornale denuncia da mesi, e ieri Roberto Saviano ha
confermato con un’intervista definitiva all’Huffington Post, il maggior partito
d’Italia, quello che governa praticamente da solo, si elegge il presidente
della Repubblica praticamente da solo, cambia la legge elettorale praticamente
da solo, modifica la Costituzione praticamente da solo, cioè il Pd, sta subendo
una mutazione antropologica che va addirittura oltre tutti gli scandali che
l’hanno coinvolto nel passato. Partito con il sacrosanto slogan della
“rottamazione”, Renzi ha fatto esattamente l’opposto. Prima ha imbarcato tutto
il vecchio ceto politico-finanziario-imprenditoriale che si è genuflesso ai suoi
piedi (e questo si chiama “riciclaggio”). Poi ha spazzato via i pochissimi che
si mettevano di traverso (e questa si chiama “epurazione”). Infine ha lasciato
mano libera ai ras, ai cacicchi e ai caperonzoli locali che non solo al Sud
dalla Campania alla Sicilia, ma anche al Nord dalla Toscana alla Liguria su su
fino a Bolzano, riempiono le liste del Pd o sue alleate di ex berlusconiani ed
ex fascisti in libera uscita (e questo si chiama “trasformismo”), oltreché di
inquisiti, condannati e soprattutto di impresentabili per motivi
etico-politici, spesso ancor più gravi di quelli giudiziari (e questa si chiama
“questione morale”). Il candidato sindaco a Bolzano è indagato. La candidata
presidente della Liguria è indagata. Il candidato ripresidente della Toscana è
indagato. Il candidato presidente della Campania è indagato. E su di lui, cioè
su De Luca, attuale sindaco (decaduto) di Salerno, ci dedichiamo da quando è
nato il Fatto. Non sono bastati gli innumerevoli rinvii a giudizio per reati
gravi contro la Pubblica amministrazione, né la condanna poi prescritta in un
processo per smaltimento abusivo di rifiuti, né la recente condanna in primo
grado per abuso d’ufficio (per aver inventato una carica inesistente per
piazzare un amico), per fermare la sua corsa prima alle primarie e poi alle
Regionali.
Del resto, De Luca ha buon gioco a ricordare che Renzi
gli indagati li ha portati nel suo governo come viceministri e sottosegretari:
Bubbico (poi assolto), Del Basso de Caro (poi archiviato), Barracciu, De
Filippo, Faraone e Castiglione. Il tutto con la decisiva argomentazione che “la
presunzione di innocenza vale fino alla sentenza definitiva”, dunque c’è tempo.
Intanto, largo alla presunzione d’indecenza politica e morale. Così, a furia di
distrarsi e distrarre l’opinione pubblica con questo camouflage e quel
trompe-l’œil, ciascuno a livello locale si fa gli affari propri. Ciò che conta
è vincere a qualunque costo per fargliela vedere ai gufi e ai rosiconi, senza
andare troppo per il sottile. Anche a costo di imbarcare candidati
berlusconiani, cosentiniani, dellutriani e cuffariani, con la nobile scusa di
attrarre voti “moderati” in vista del partito unico, il Partito della Nazione.
Solo che “moderato”, in certe zone, è sinonimo di camorrista, di mafioso, di
‘ndranghetista, di tangentista. E Nazione fa rima con Dazione. Crisafulli non è
più neppure indagato (almeno dice lui), ma fu immortalato ad abbracciare
affettuosamente il boss di Enna, Bevilacqua: ora è candidato a sindaco di Enna,
dopo regolari primarie che nessuno da Roma ha bloccato. Ad Agrigento non si
riesce più a distinguere Forza Italia modello Dell’Utri, l’Udc modello Cuffaro
e il Pd, infatti han partecipato tutti e tre i partiti alle primarie di
centrosinistra. In Campania, al seguito del condannato in primo grado De Luca,
corrono gli amici e i compari di Nicola Cosentino (detto Nick ‘o Mericano,
attualmente in carcere per camorra), camuffati in almeno tre liste dai nomi
soavi: Campania in Rete, Campania Libera e Centro Democratico. E, visto che non
si butta via nulla, c’è di tutto. Anche l’ex mastelliano Tommaso Barbato,
quello che in pieno Senato sputò in faccia a un collega che osava votare la
fiducia al secondo governo Prodi. Ma lo sputacchiere è uno degli elementi
migliori, come pure gli amici di Ciriaco De Mita (la figlia Antonia dovrebbe
diventare vice-governatrice in caso di vittoria di De Luca), che rischiano di
nobilitare una coalizione da far accapponare la pelle. Roba che, al confronto,
i candidati del forzista Caldoro paiono gigli di campo. C’è – a sostegno del Pd
– Enricomaria Natale, figlio di un tizio arrestato due volte per camorra con
l’accusa di essere un prestanome degli Schiavone. C’è il fascista dichiarato
Carlo Aveta, proveniente da La Destra e dai raduni di Predappio sulla tomba del
Duce. C’è Attilio Malafronte detto “Calibro 12”. C’è la moglie di un indagato
per concorso esterno in associazione camorristica. C’è l’ex vicecoordinatrice
del Pdl a Caserta. C’è l’avvenente avvocatessa Rosa Criscuolo, l’ultima a
cenare con Scajola prima dell’ultimo arresto del ministro a sua insaputa. C’è
la consorte di Michele Pisacane, celebre per la giravolta con cui aderì ai
Responsabili e salvò il governo B. nel 2011. Roberto Saviano, che è di quelle
parti, li conosce tutti da anni, e comprensibilmente rabbrividisce, arrivando a
invitare gli elettori a votare i 5Stelle e Sel, pur di non appoggiare De Luca e
Caldoro.
Il solitamente garrulo Matteo Renzi, che parla e
twitta su tutto lo scibile umano, su queste sconcezze tace. Dunque acconsente.
E così rade al suolo l’ultima delle nobili eredità che ancora sopravvivevano
nel popolo del centrosinistra: la legalità.
Nessun commento:
Posta un commento