Bergamo, le “Opere” di Cl: il Pnrr speso in ville e lusso
DI NICOLA BORZI E THOMAS MACKINSON
Le “opere di carità” della formazione professionale hanno incassato per anni soldi dalla Regione Lombardia e 40 milioni di Pnrr dal 2023, record in Italia per un solo istituto. Fondi destinati a corsi e laboratori, finiti invece nel vortice di Daniele Nembrini, imprenditore vicino a Comunione e Liberazione e alla Curia di Bergamo, da luglio 2024 indagato con altre 11 persone per vari reati. Dietro la facciata di Fondazioni dedicate alla formazione professionale, tra le quali Ikaros e Jobs Academy, quest’ultimo fino al 2023 il più grande Its d’Italia (si vantava di avere 2 mila diplomati l’anno e un tasso di occupazione del 96%), per gli inquirenti si celava un sistema di scatole societarie e conti offshore. Secondo la Procura di Bergamo, negli anni Nembrini e altri indagati hanno costruito una rete di 70 società tra Italia, Lettonia e Lussemburgo, con conti a Dubai, Panama e in Albania. Un labirinto usato per drenare fondi pubblici e comprare per sé amici e familiari immobili per 5 milioni, pacchetti di azioni di Banca del Fucino, ottenere ingenti mutui.
Il meccanismo era collaudato: sotto il cappello di una “casa madre”, tramite società di coordinamento e controllo, venivano istituite fondazioni che ricevevano soldi pubblici, affiancate da cooperative “gemelle” che assumevano il personale e fatturavano alle stesse fondazioni, poi società immobiliari compravano gli edifici da adibire a scuole coi fondi del Pnrr e li riaffittavano alle fondazioni, mentre le aule però restavano chiuse. Nel mezzo, fioccavano consulenze fittizie a Srl detenute dai familiari e prestanome di Nembrini, con un travaso di migliaia di euro al giorno usati per pagare mutui, ristrutturazioni di edifici personali e un elevatissimo tenore di vita. Nelle segnalazioni alla Banca d’Italia le banche parlano di “vasi comunicanti”: per far scomparire la liquidità si usavano caroselli di prestiti infruttiferi tra una ventina di Fondazioni e altri enti che fanno capo all’imprenditore, che Nembrini definiva “Opere” e delle quali si faceva indicare quale “fondatore”. Tutte erano da lui controllate sino al 2024 tramite la Fondazione San Michele Arcangelo. Con lui hanno collaborato Julián Carrón, già presidente della Fraternità di Cl, il fratello Eugenio, sacerdote di Cl, non indagati, e a molti l’imprenditore ha spesso citato Formigoni come “suo maestro”. Nella cornice ecclesiale compariva don Lucio Carminati, ex delegato vescovile di Bergamo per i beni economici, che sedeva in alcuni cda; la Curia lombarda per anni ha erogato a Nembrini fideiussioni bancarie e concesso in uso il monastero di San Paolo d’Argon come sede per l’Its; poi messe negli uffici della Fondazione San Michele e ad agosto 2024, a indagini già in corso, perfino un collegamento video con il cardinale Zuppi. In politica Nembrini era trasversale: uomo di destra ma in consolidati rapporti col centrosinistra, si affidava all’avvocato Sergio Gandi, vicesindaco e assessore alla sicurezza di Bergamo. Relazioni che hanno blindato Nembrini per anni, mentre le ispezioni della Regione Lombardia si chiudevano con inviti a regolarizzare mai rispettati.
Così, mentre predicava di aver firmato un “testamento di povertà”, Nembrini viveva da milionario: girava con autista su una Bmw i7 da 130 mila euro, possedeva una villa a Cenate costata 1,5 milioni e 800 mila euro di ristrutturazioni, insieme a familiari e amici fruiva di proprietà in Sardegna, sul Garda, in Francia, affittava yacht, pagava vacanze di lusso a tutta la famiglia alle Maldive mettendole in conto alle “Opere” come “progetto di biotecnologia marina”. Tutte vicende documentate dagli atti. La Guardia di Finanza ha sequestrato 50 terabyte di documenti e segue il flusso dei soldi, spezzettato in centinaia di passaggi bancari. L’indagine però rischia non solo resistenze politiche ed ecclesiali: secondo una sentenza della Cassazione del 2023, una volta entrati nelle casse di una fondazione i fondi non sono più pubblici. Così l’accusa di peculato vacilla ma restano malversazione, falsi in atti e bilanci, appropriazione indebita. Ora l’indagine è in fase di chiusura e la Procura ha iniziato a chiedere sequestri. Restano montagne di fondi pubblici destinati alla formazione usati invece a fini privati in un impero di ville, banche, lusso. Tutte “Opere” di bene: già, ma per chi?
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