Giorgetti è il migliore: ci ha regalato il “caos”
di Daniela Ranieri
Vedi tante volte la vita: vai a dormire che sei il più intelligente ministro del governo Meloni (non che ci volesse tanto, obiettivamente), dopo essere stato uno dei migliori del governo dei Migliori, e ti svegli che sei il frontman di un’armata Brancaleone diuturnamente impegnata in figuracce, frottole, retromarce, sfregi al popolo, favori ai delinquenti, sottomissione ai poteri extra-nazionali e coglionaggine in economia.
Giancarlo Giorgetti da Cazzago Brabbia, profondo Varesotto delle feste nei capannoni della fu Lega Nord per l’Indipendenza della Padania, rispondendo in audizione alla Camera alle domande della commissione Bilancio ha confessato l’inopinato: “Il nuovo Patto di Stabilità è un passo indietro rispetto alla proposta iniziale della Commissione, perché abbiamo introdotto, in un sistema già complicato, il caos totale, tantissime clausole per richieste di diversi Paesi”, tutti tranne l’Italia, evidentemente.
Essendo il Patto un “caos totale”, lui l’ha appena firmato (poi, contro il suo parere, il suo partito ha respinto la ratifica del Mes così tutti avrebbero parlato di quello e non del disastro di autorevolezza). Non solo: il Patto “rischia di diventare addirittura pro-ciclico”, cioè capace di spingerci alla recessione, stante che ci imporrà tagli per 12,5 milioni l’anno fino al 2031, soldi che non verranno certo sottratti agli armamenti (ci siamo impegnati con la Nato per l’aumento al 2% del Pil per le armi, 13 miliardi l’anno), ma alla Sanità pubblica e a tutti gli altri obsoleti orpelli del welfare.
Giorgetti, sempre molto elastico di natura (è stato sottosegretario o ministro nei governi Berlusconi, Conte, Draghi e Meloni), diventa così l’ambasciatore principe dei messaggi schizofrenogeni del governo, la cui capa Meloni, che annulla la seconda conferenza stampa per eterna influenza, da sovranista e orgogliosamente populista che era quando c’era da prendere voti, è diventata la vestale dei conti in ordine, dello spread “sotto controllo”, di “una Borsa che dal 2023 sta facendo registrare la maggiore performance d’Europa” (sulle spalle dei disgraziati) e si inchina ai mercati (lontani i tempi in cui strillava contro l’Europa ai mercati rionali).
Giorgetti è posseduto dal Super-Io di Mario Monti: “Abbiamo vissuto quattro anni in cui abbiamo pensato che gli scostamenti si potessero fare, che il debito e il deficit si potessero fare e si potesse andare avanti così senza tornare a un sistema di regole. Siamo assuefatti a questo Lsd, ma il problema non è l’austerità, il problema è la disciplina”. Ma di chi parla Giorgetti? Non sono stati loro i principali spacciatori di questa droga che si chiama debito, deficit, insofferenza alle regole sovranazionali? Non era Meloni che sotto la pandemia prometteva “1.000 euro a tutti con un click”? Non era il “vincolo esterno” la materializzazione dell’Anticristo? Non era “finita la pacchia” a Bruxelles? Non dovevano i dioscuri della Lega Bagnai e Borghi spezzare le reni ai poteri finanziari, ridare voce al popolo, rendere l’Italia di nuovo grande nel consesso internazionale ripristinando se del caso la “liretta”? Qual è la differenza tra Draghi e Meloni, a parte che uno è laureato e l’altra no? Dove stanno “l’Italia protagonista” e “l’orgoglio italiano” che Meloni e i suoi sottoposti vanno sbandierando sui social? Per Domani Giorgetti “ha scelto la strada della schiettezza”: davvero? Allora avrebbe dovuto dire che l’Italia non conta niente in Europa, il suo ministro dell’Economia non conta niente nel governo e manco nel partito nato nella terra fantasy detta Padania, visto che lui e Salvini non sono d’accordo su niente (vedi Mes), e che le nuove regole del Patto sono state firmate con un vertice privato tra Germania e Francia (“Giorgetti? Sentito al telefono”, ha detto il ministro dell’Economia francese Le Maire: manca poco che dicano che però cuciniamo bene). Come non avvertire la malinconia dei dipinti di Hopper nella foto che ritrae Meloni nel “vertice notturno” al bar dell’Hotel Amigo di Bruxelles con Scholz e Macron, lei che ha detto: “Per alcuni la politica estera è stata farsi foto con Francia e Germania quando non si portava a casa niente” (ce l’aveva con Draghi nella famosa foto in treno verso Kiev con gli stessi soggetti, poi si è ravveduta e ha detto che parlava del Pd, entità collettiva e astratta che a volte si materializza e si fa le foto con Francia e Germania) e si è visto cos’ha portato a casa lei: il “caos totale” e il rischio recessione. (Comunque noi qualche dubbio su Giorgetti l’avemmo quando nel 2019 con la consueta flemma apodittica disse al Meeting di CL che “il mondo in cui ci si fidava del medico è finito” e che la gente preferiva curarsi su Internet, tanto valeva investire sul privato; poco dopo è scoppiata una pandemia con le terapie intensive e i Pronto soccorso allo stremo e 1000 morti al giorno).
Nessun commento:
Posta un commento