mercoledì 5 aprile 2023

Post Friuli

 

Le lezioni regionali
di Marco Travaglio
Come a ogni elezione regionale, anche stavolta gli aruspici ricavano dal voto in Friuli-Venezia Giulia dotti presagi sui leader nazionali, le alleanze politiche e il governo dell’Italia. Invece era un referendum pro o contro Fedriga. E due votanti su tre l’hanno promosso, premiando la sua lista e quella del suo partito, la Lega (votate anche da molti che alle Politiche avevano scelto FdI, perché a Salvini preferiscono la Meloni, ma alla Meloni preferiscono Fedriga). Gli anti-Fedriga hanno votato il principale avversario: il civico ambientalista Moretuzzo, sostenuto da Pd e M5S. Gli anti-tutto si sono astenuti (il 55% degli elettori) o han votato la no-vax anti-sistema Tripoli. Non c’è alcuno spazio – né “praterie” né sgabuzzini – per il fantomatico “centro”, detto comicamente “terzo polo”, che esiste solo sui tg e i giornaloni. Chi se la prende con la Schlein per il mancato “effetto Elly” delira: il Pd in FVG è ancora l’ex presidente Serracchiani, che cinque anni fa neppure si ripresentò. Vanno malissimo pure i 5Stelle, ma non certo per colpa dell’alleanza col Pd: correndo da soli avrebbero magari rosicchiato qualcosa alla Tripoli e all’astensione, ma non avrebbero certo rimediato alla storica inconsistenza nel Lombardo-Veneto. Né alla tradizionale debolezza nelle elezioni locali: il voto di opinione, libero e non controllato, li premia alle Politiche, ma in Comuni e Regioni evapora perché lì le clientele e gli scambi penalizzano chi non ha mai governato o non ricorre a certe pratiche.
Tutto ciò non esime Pd e M5S da un esame di coscienza sulla sconfitta. L’unica lezione che arriva dal FVG è che la gente se ne frega dei discorsi a freddo sulle alleanze, ma è molto interessata ai candidati e alle identità forti. Con Fedriga, la destra aveva entrambe le cose. Il Pd e il M5S, sui territori, hanno handicap opposti: il primo ha troppa classe dirigente, quasi sempre detestata; il secondo non ce l’ha più, o non ancora. Schlein deve smantellarla e rinnovarla dalle fondamenta. Conte (con i nuovi referenti regionali) deve inventarla da zero. Solo battendo a tappeto i territori e coinvolgendo i cittadini in iniziative di opposizione (per esempio i referendum contro il decreto Armi del governo Meloni, almeno per il M5S e per SI-Verdi che non l’hanno votato), si possono trovare nella società le forze nuove e fresche da candidare quando i Fedriga tramonteranno. Ma Conte e Schlein devono farlo separatamente, per marcare le rispettive identità, ora che l’opposizione non li obbliga ad allearsi. Il tempo, anche se i sondaggi sembrano scoraggianti, gioca a loro favore: il governo Meloni è talmente catastrofico che presto i voti per chi si oppone non saranno un problema. Il problema sarà farsi trovare pronti per intercettarli.

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