Dipartito democratico
di Marco Travaglio
In un altro paese, un governo come il Meloni-Tafazzi che non ne azzecca una manco per sbaglio e riesce a far incazzare anzitutto i suoi elettori sarebbe una benedizione per le opposizioni. Che accenderebbero ogni giorno un cero a Santa Giorgia, a San Matteo (doppio), a San Carlo, a San Gilberto e a Ognissanti, ruberebbero messi di voti alla maggioranza, la inchioderebbero alle bugie e contraddizioni preparando la riscossa ben prima del 2027. Invece ne approfitta solo il M5S, malgrado l’oggettivo handicap di avere un leader che passa ben due giorni a Cortina e indossa pure il maglione a collo alto. Il Pd è letteralmente estinto, come se gli fosse vietato fare e dire alcunché sino al congresso. La patologia di parlare in un codice cifrato tutto suo – il “pidiese” – accessibile solo a una dozzina di capicorrente (se va bene), si è aggravata al punto che nessuno sa più cosa sta dicendo e, appena parla, si precipita ad autotradursi su Google Translate: invano. Anziché aiutare gli alieni a riatterrare sulla terraferma e a riscoprire l’italiano, o almeno il linguaggio dei segni, la grande stampa li spinge verso nuovi orizzonti extraterrestri.
Noi, per dire, non abbiamo capito perché mai, con le “primarie aperte”, il Pd faccia scegliere il suo segretario anche ai non iscritti: cioè a chi passa per la strada, vede un gazebo, entra e vota per scherzo o per dispetto. Ma ogni tribù ha le sue usanze. Però, da quando è nato, il Pd ha sempre previsto il voto online per chi stava all’estero e – nelle primarie per i sindaci in periodo Covid – anche per chi stava in Italia, ma non poteva o non voleva uscire di casa. Siccome siamo nel 2022 e quasi tutti fanno quasi tutto online – dalla spesa allo smart working, dalle telefonate alle lezioni, dalla lettura dei giornali alle riunioni aziendali, dai bonifici bancari ai colloqui fra capi di Stato, dai reati telematici al sesso cibernetico – pareva scontato ciò che aveva proposto la Schlein: affiancare ai gazebo il voto online, così ciascuno può decidere se votare di presenza o da casa. Apriti cielo! L’ossessione psicopatologica per il M5S ha scatenato una canea di strilli sdegnati: e che, copiamo i grillini? Come se il web l’avessero inventato Grillo e Casaleggio. Ancora ieri su Repubblica quel gran genio di Stefano Folli, che ha una modernità lievemente inferiore alla pietra focaia, metteva in guardia il Pd dall’“adottare anche sul piano simbolico i metodi della forza concorrente”, i famigerati 5Stelle “inventori dell’uso politico del web” (qualunque cosa significhi) con la fu piattaforma Rousseau. Si attende ad horas una nuova direzione del partito per stabilire se chi non vuole o non può uscire di casa possa votare con segnali di fumo dal balcone, o con un piccione viaggiatore, o con un messo a cavallo.
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