giovedì 26 gennaio 2023

Daniela e il Mito (?)

 



Agnelli: lo sciatore pieno di charme contro i comunisti

NEL VENTENNALE DELLA MORTE - Macchine, Juve, donne e finanza Giovanni Agnelli ha segnato la storia industriale e del costume del Paese degli anni 70 e 80

di Daniela Ranieri 

Agnelli santo subito . O di come un playboy miliardario con molto potere e molti averi diventa, a vent’anni dalla morte, un principe rinascimentale, un santo, un sex symbol, un genio. E dello strano caso di due giornali che intervistano in stereo il proprio editore che parla di suo nonno, di cui è erede assoluto, in una specie di doppia riunione aziendale noiosissima sull’argenteria di famiglia, tutta numeri e auto-elogi. E di come l’unico a essere guarito dalla piaggeria verso Agnelli (e relativa dinastia) sembra essere Berlusconi, che ai tempi d’oro teneva la foto di Gianni sul comodino “al posto del santino della Madonna”. E del trasferimento di adulazioni e lusinghe da Gianni a John (evidentemente si ereditano pure quelle).

Come può un uomo che porta una cravatta così (accorciata, ndr) essere l’uomo meglio vestito in Italia? Lui però lo era. Agnelli, documentario Sky.

Una grande allucinazione collettiva prese l’Italia negli anni 80. Chi si faceva di eroina, chi pensava che la disco music fosse musica, chi credeva che Agnelli, siccome abbiente, fosse l’epitome dell’eleganza.

Il sistema ha rivelato una forte vitalità. Per il capitalismo familiare legato al territorio, che è grande parte del nostro tessuto economico, il ventennio che abbiamo alle spalle è stato positivo. John Elkann, ad di Exor e presidente del gruppo Gedi, editore di Stampa e Repubblica, su Repubblica.

Non c’è dubbio che il capitalismo familiare stia benone; per John questo è sintomo di ottima salute del mondo del lavoro, festeggiata oggi dai migliaia di operai in cassa integrazione, dagli esuberi di Pomigliano, dai licenziati di Termini Imerese, dai 4 mila cacciati da Mirafiori, etc. Lo testimoniano i suoi giornali.

Aveva uno charme leggendario, a cui anche io, sulle prime, ho cercato di resistere.Henry Kissinger, Stampa. Aveva la saliva (degli altri) sul polsino.

Agnelli ha rappresentato il sogno degli yuppies, il desiderio di milf, cougar e signorinelle pallide… Uno scatto, nel ranch argentino Los Cardos, nel 1978, ritrae lo zio in camicia denim, appena sbottonata, i capelli svolazzanti, lo sguardo, fingendo sorpresa, era però attento alla posa: è il ritratto più vero e riassume il portamento, lo stile e l’astuzia ricercata dell’uomo più importante. Il Giornale. Fortebraccio lo chiamava “l’Avvocato Basetta”, e diceva che era abbronzato come un marron glacé. Son gusti.

Restano gli interrogativi sul destino della Fiat. Memoria a Torino, cuore ad Amsterdam e cervello a Parigi? Rep & Stampa a John Elkann. Fiat- Chrysler ha sede legale ad Amsterdam. La transumanza di holding e ricconi da tutto il mondo verso Amsterdam, dove fisco e burocrazia sono praticamente assenti e tali da favorire in ogni modo i grandi capitali, mo’ si chiama cuore.

Non abbiamo venduto proprio niente: abbiamo anzi comprato Chrysler per creare FCA. John Elkann, ibidem.

“L’Avvocato avrebbe mai venduto la Fiat?” “Mai. Intuiva che dopo di lui sarebbe accaduto”. Jas Gawronski, intervistato da Aldo Cazzullo, Corriere. Chi mente? Il nipote o l’amico?

Nonostante una gamba distrutta e un tutore, sciava con più eleganza di chiunque altro. Doc Agnelli, Sky. A leggere le apologie odierne, si direbbe che anche da morto se la cava.

In barca mangiava più volentieri: pasta al pomodoro e pesce fresco. Si divertiva a tirare sul prezzo: il pescatore chiedeva 100, lui chiudeva a 80. Poi gli dava 100 lo stesso. Ma voleva far vedere che sapeva trattare. Jas Gawronski. L’umanità si divide in due: chi trova divertenti e chi ripugnanti le tirchierie e le stravaganze dei ricchi.

Il sistema bancario e finanziario italiano, che da sempre aveva beneficiato della Fiat, in quel momento non ci ha sostenuto. Una vera e propria violenza. John Elkann, Rep. Nel 2002 banche nazionali a internazionali diedero alla Fiat un prestito da 3 miliardi di euro. Una violenza inaudita.

Ma quello è stato anche il momento in cui la mia famiglia si è unita per fare fronte comune. John Elkann, ibidem.

Infatti lui è in causa con sua madre, figlia di Gianni, per contendersi l’eredità del nonno.

Mi colpisce quanto, a 20 anni dalla sua morte, il ricordo di “Gianni” – qui a New York nessuno lo chiama l’Avvocato – sia sempre vivo, affettuoso, nostalgico… Tory Burch, la grande creatrice di moda, per qualche ragione finisce col parlare di lui e mi confessa che per lei è un “Role Model per l’eleganza e il fascino” . Mario Platero, Rep. Coraggio, fatevi forza.

La gente saliva sulla rampa del Lingotto dove c’era la bara di Gianni Agnelli come i musulmani vanno alla Mecca. Doc Agnelli, Sky.

No comment.

Il vero pericolo lo corse su un’altra barca, lo Stealth: sbagliò manovra, finì su uno scoglio, il timone che teneva sino a un attimo prima saltò in aria, per poco non lo trapassò. Visse l’incidente come uno smacco, perché era un ottimo velista.
Jas Gawronski.

Una metafora più precisa per le sorti dell’industria italiana in mano ad Agnelli & Eredi non si poteva trovare.

“L’Avv. Agnelli vorrebbe conoscerla, siamo qui alla prima fila”. Questo biglietto mi venne recapitato da un commesso in un auditorium torinese… fu un tuffo al cuore. Dovevo essere rosso in volto. Gestii con cura – da minuscolo pianeta – i momenti di vicinanza a quel sole. Un sole irresistibile per fascino.
Mario Monti, Rep.

Professore, si contenga.

I comunisti conquistarono Torino e il Piemonte, un vero choc per Agnelli. Carlo De Benedetti, doc Agnelli, Sky.

“Il miracolo italiano ha fra le sue condizioni e i suoi costi situazioni come questa del 1957 a Pisa: la Marzotto chiude, la sezione Fiat di Marina di Pisa, una vecchia fabbrica di aeroplani licenzia, nel 1957, 290 operai; 279 sono iscritti alla Fiom, quasi tutti comunisti e socialisti, 30 segretari di sezioni comuniste” (Mario Isnenghi, Storia d’Italia). Fu un vero choc la Fiat per i comunisti, semmai.

Chiamato a svolgere la funzione di senatore a vita dal Presidente Cossiga portò in Parlamento una acuta sensibilità verso quelli che riteneva essere gli interessi comuni della società italiana. Sergio Mattarella, Rep. Di Agnelli si ricorda la fiducia votata nel ’94 al gov. Berlusconi; fino ad allora i senatori a vita si erano sempre astenuti.

La borghesia non si mobilita come la classe operaia e la sua presenza non è nelle piazze, la sua reazione è stata troppo sentimentale, doveva essere più razionale. Gianni Agnelli, nel doc a lui dedicato. Da qui, nel 1980, la marcia dei 40 mila a Torino che chiedevano “il diritto di poter tornare al lavoro”. La vittoria del Bene, di cui oggi si raccolgono i frutti.

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