L’incubo atomico
Il ticchettio sinistro dell’orologio anti Apocalisse
di Gabriele Romagnoli
Se un orologio fermo ha ragione due volte al giorno, quello dell’apocalisse può averla almeno una volta. Si può soltanto sperare che non sia questa. Il Bollettino degli scienziati atomici ha appena spostato le lancette che, secondo le loro considerazioni e previsioni, avvicinano alla fine del mondo. Ora sono ad appena 90 secondi dalla simbolica mezzanotte che indica il traguardo dei tempi. Mai state così prossime, neppure durante la crisi dei missili di Cuba, le guerre del Golfo o dopo l’11 settembre. L’anno scorso, all’inizio del conflitto in Ucraina, erano a 100 secondi, due anni fa, in piena pandemia, a 120. Che cosa ha determinato questo avanzamento al punto più critico mai toccato? Il fatto che il comunicato sia per la prima volta in tre lingue è un indizio. Lo è perché al tradizionale uso dell’inglese sono stati accostati quello del russo e dell’ucraino. A dire: è lìche sta ticchettando il congegno, lì che sono state innescate le complicazioni dell’orologio e ancora lì sta proseguendo il conto alla rovescia che potrebbe lasciarci, quanto ancora? Novanta secondi sono un allarme e non una misura. Le valutazioni degli scienziati-orologiai sono una proporzione che ha parametri non definiti. Serve a scuotere le coscienze, come si fa allacciando al polso un cronometro che ha perso il battito. Sono attendibili? In parte. Ma la vera domanda è un’altra: è davvero questo il problema? È l’esattezza scientifica della misurazione o la sensazione che ne sta alla base e quest’ultima si fonda soltanto su quel che vediamo o piuttosto su quel che non vediamo?
Con ordine. Ogni annuncio di spostamento di queste letali lancette è accolto con reazioni opposte: da un lato sollievo (se arretrano o restano immobili) o timore (se vanno avanti) dall’altro scherno. Quest’ultimo atteggiamento è di chi ritiene si stia gridando “Al lupo! Al lupo!”, ma non si abbia alcuna prova della sua presenza all’orizzonte, né dei suoi movimenti. In affetti quando lo strumento fu creato, nel 1947, le lancette furono messe a 7 minuti dalla sovrapposizione per considerazioni empiriche, proprio come quelle che ne hanno poi determinato gli spostamenti. È evidente che l’orologio ha un valore metaforico. Non segue criteri codificati. Non è un mezzo, è un messaggio. È il modo in cui la comunità scientifica lancia un avvertimento. È come il monito delpresidente della Repubblica nel suo discorso di fine anno o l’appello del papa all’Angelus. Quindici anni fa venne calcolato che se il movimento delle lancette fosse proseguito con la stessa velocità il mondo sarebbe finito nel 2157. Al passo attuale (dieci secondi per anno, quindici se valutiamo la media dell’ultimo biennio) si arriverebbe appena oltre il 2030. Ma non c’è costanza nella Storia.
Accelera senza preavviso. Viene determinata da fattori che sfuggono ai radar. “Scienza politica” è un ossimoro: mette insieme termini non accostabili. A quale legge obbedisce la strategia di Putin? Quale statistica può applicarsi al comportamento dell’Europa con una guerra alle sue porte? Neppure il cambiamento climatico ha una progressione certa, basterebbe una sterzata decisa dai governi di tutto il mondo, per quanto utopistica, a rallentare, fermare, se non invertire la corsa.
Eppure gli scienziati atomici hanno sentito il ticchettio avvicinarsi. Ancor più, non hanno invece sentito qualcos’altro che solitamente lo accompagnava. Anche noi possiamo udire lo stesso suono minaccioso: è nelle dichiarazioni che contengono la parola guerra accanto all’aggettivo “reale”, nelle volontà espresse di fornire nuovi armamenti, nelle contromosse che seguiranno. Che cosa non si sente, invece? La reazione di massa a quel che sta succedendo. Una miccia così pericolosa è ridotta a confine da talk show: di qua chi dà le colpe a questo, di là chi dà le colpe a quello. C’è stato più baccano intorno alle opinioni di un professore che alle azioni di un dittatore. Il suo avversario? “Mamma chi è quel signore?” “Un superospite di Sanremo”. Le manifestazioni? Meme su Tik Tok. E certo che l’orologio fa proprio così. Ma dai, mica esploderà davvero? Possiamo sempre guardarci l’ultimo Top Gun, perché a 90 secondi dal disastro Maverick sa sempre cosa fare per uscire dai guai. Oltre, potrebbe essere troppo tardi, perfino per Tom Cruise.
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