sabato 2 aprile 2022

Saggia Amaca

 

In lode della funzione “off”
di Michele Serra
Intorno alla guerra in Ucraina c’è una specie di indotto mediatico di serie B e anche C e anche D del quale, potendo ma soprattutto volendo, si potrebbe fare anche a meno.
Si va dal cuoco italiano a Mosca che loda Putin e le mozzarelle autarchiche servite nel suo ristorante, alla influencer del make-up (c’è anche questo, al mondo) che tra un tocco di ombretto e l’altro esprime la sua commossa solidarietà al popolo ucraino, al pittore di strada che irrompe autorevolmente nelle trattative di pace dipingendo Dostoevskij su un palazzo di Napoli (almeno lui ha faticato…).
Immancabile la mobilitazione del mondo della movida, con il lancio del cocktail Kiev Mule in opposizione al Moscow Mule, si attende una ferma ripulsa da parte del sindacato orchestrali — uno dei tanti — da sempre contrario all’uso indiscriminato della balalaika.
La gravità della guerra non basta a dissuadere la chat universale di tutti su tutto, specie se la partecipazione al dibattito concede a ciascuno il suo quarto d’ora (al giorno) di visibilità, che è il surrogato scadente della celebrità della quale parlava, esagerando assai, Andy Warhol.
Quando saremo in prossimità della fine del mondo, un colorito coro di voci e di facce sorridenti o piangenti, in una pioggia di emoticon, vorrà dire la sua su questo tema: la scomparsa dell’umanità. Per chi vorrà trascorrere i suoi ultimi istanti con i suoi (pochi) cari, e in silenzio, rammento la funzione “off”, la sola che rassomigli alla voce di Dio, che come è noto non ha mai aperto un account su Instagram.

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