La sacra bottiglia
di Michele Serra
Ignoriamo (per nostra fortuna) il dettaglio delle complicate situazioni contrattuali e legali che stanno dietro, sopra e sotto la cliccatissima lite tra Cristiano Ronaldo e una bottiglietta di Coca Cola. È però sicuro che, levandola dall’inquadratura televisiva, il bomber abbia fatto fibrillare decine di uffici legali in tutto il mondo: per primo quello che lo assiste. Aggiungendo che lui beve solo acqua, il caso è poi salito di grado fino all’incandescenza, fino a eguagliare i massimi incidenti diplomatici della storia, dallo schiaffo di Anagni all’attentato di Sarajevo.
Erano papi e imperatori, a quei tempi, a incarnare la sacralità del potere. Ora sono le merci: ma non è che ci siamo laicizzati più di tanto. La bottiglietta che presiede, accanto al microfono, la mondovisione calcistica, è un idolo. Un totem. Scansandola, e subito dopo dichiarando la sua estraneità alle bollicine, CR7 ha commesso qualcosa di abbastanza simile, tecnicamente, al sacrilegio. La reputazione delle merci, il loro buon nome, la loro onorabilità, il loro diritto di non essere nominate invano, sono difesi da un corpus giuridico formidabile, e da un clero aziendale, pubblicitario e forense agguerritissimo.
Provate a destinare a un marchio aziendale, sui giornali e sui social, anche solo la metà degli insulti che hanno normalmente per oggetto gli esseri umani, come categorie e come singoli individui: ne pagherete il prezzo. Chissà se verrà mai il giorno in cui le persone potranno godere di uguale prestigio, uguale tutela, di una bibita in bottiglia.
Nessun commento:
Posta un commento