venerdì 20 marzo 2020

Rubrica!



L'Isola Mento
Giorno 7
Ogni sera alle 18 spero, come tutti, che i dati in arrivo dalla Protezione Civile infondano quella speranza che al momento è soffocata dalle immagini che arrivano dalle terre lombarde. Anche ieri 427 nostri connazionali se ne sono andati per opera di quel bastardo.
Sono momenti terribili a cui, sono a ripeterlo, occorre reagire anche per dar dignità e ricordo a chi se ne è andato senza neppure l'ultimo saluto.
Io sono solo in casa e miracolosamente riesco ancora a mantenere un barlume di lucidità, pur con impercettibili cedimenti che poi descriverò.


Resta inteso che appena finita l'emergenza, speriamo presto, per ricordare degnamente chi se ne è andato, necessariamente dovremo modificare la vita sociale del nostro paese.
Al primo posto occorrerà ristrutturare il servizio sanitario nazionale, fermando tutto quanto sino ad oggi ne ha sottratto risorse in modo scandaloso e per colpa di tutti, visto che abbiamo chiuso duecento ospedali e ridotto di decine di migliaia i posti letto.
Voglio essere più chiaro: gli investimenti, le famigerate grandi opere, dovranno essere completamente riviste: basta con miliardi sparsi al vento per portare mozzarelle in meno tempo oltralpe, con concessioni mefitiche a riccastri senza scupolo (gli United Euroni of Riccastron hanno chiesto proprio ieri la cassa integrazione per mancanza di pedaggi, poveretti!). L'imprenditorialità dovrà ritornare ad essere al servizio della società e non rivolta alle tresche economiche e finanziarie.
Il modello Formigoni andrà buttato nel cesso assieme a chi lo persegue ancora: la sanità dovrà essere necessariamente pubblica in mano allo stato centrale, senza che nessuno si permetta più di minarla per tornaconti di feccia.
Da questa tragedia dovrà emergere un fatto incredibile, inaspettato che ci riporta indietro di secoli: difronte al nemico, mentre ci siamo trastullati in tecniche ringiovanenti, spendendo risorse solo in ambiti molto remunerativi, perché la ricerca l'abbiamo delegata alle multinazionali che di default agiscono esclusivamente in nome e per conto di Messer Lucro, ci stiamo comportando ne più ne meno di come agivano i nostri avi nel 1500; l'unica arma attuale di questo mondo pregno della cosiddetta tecnologia è attualmente la quarantena, l'isolamento dei sani.
Deve quindi far riflettere e sgomentare questo dato ineccepibile, figlio di distrazioni di ingenti risorse che una comunità normodotata, guidata da persone perbene, dovrebbe perseguire prima di ogni altro traguardo. 

Pur vivendo giorni devastanti, i diversi culturalmente continuano nelle loro tresche deprimenti: siamo vicini ad esempio ai calciatori, prometto che non seguirò più una mazza, che titubano dinanzi alla possibilità di vedersi ridotto lo stipendio. Ed anche ai presidenti di società che vedono vicino come non mai il tracollo finanziario di quel circo condotto senza alcun principio verso il baratro pur macinando miliardi.

La Campari ha tentato di volare in Olanda, sull'esempio della tanto osannata "famigliola torinese" per non pagar balzelli nostrani. Gli è andata male, Dio esiste, visto il momento ed è tornata sui suoi passi, in attesa di tempi migliori.
Per quanto riguarda i benefattori con "l'evve moscia sabauda" oltre che a ringraziarli per i dieci milioni profusi, vorremmo ricordar loro che se decidessero un giorno di restituire quanto da noi elargitogli nel corso degli anni, tanti problemi sarebbero immediatamente risolti. Ma è un dettaglio. 

La Copa Diagnostic ha venduto mezzo milione di tamponi agli Stati Uniti, dopo averli prodotti nelle zone martoriate dal virus. Serve altro? 

Per il trofeo "Piaggeria" concorre sicuramente la seguente domanda rivolta al suo padrone da Alessandro Sallusti, direttore del giornale umoristico "Il Giornale":
"Da bambino ha visto la guerra, poi ne ha viste e vissute di ogni tipo (aggiungo: pure aver pagato tangenti alla mafia di Riina sino al 1994, accertato da una sentenza definitiva)
Tenetevi perché stiamo per entrare nel regno del servilismo puro:
"Avrebbe mai pensato di sfollare una seconda volta?"
Ma Sallusti fa una pippa a Stanlio e Ollio! Sfollato? Un coniglio oramai sarcofagato, con nuova trentenne al seguito, (a proposito: la ricerca di almeno un neurone nella cervice della bella al momento non ha dato esito positivo) che si rifugia in una delle innumerevoli proprietà stratosferiche che gli abbiamo concesso di accalappiare durante l'Era del Puttanesimo, viene definito "Sfollato" da un suo slap-slap adepto! 
E la risposta del Pregiudicato?
"Sinceramente no!"
E poi, cercando di metterci una pezza: "Ma in verità non sono sfollato, mi trovavo già da mia figlia Marina quando la situazione è precipitata."
Vi siamo vicini. Occhio alle ostriche che a quell'età...

Mi capita, me tapino, di assistere forzatamente, per via di mia madre che stravede per lei, alla visione di quel programma su Rete 4 alle 20:30 condotto da Perpetua Palomba.
Come già detto ieri sera come ospite, distillante saggi consigli e richiami all'unità nazionale, c'era il Tronchetto Provera.
Mi disgusta oltremodo dover ascoltare uno che ha sventrato un fiore all'occhiello italico com'era Telecom, vendendone alla sua Pirelli a prezzo di mercato rionale tutti i gioielli ancora rimasti dalle precedenti scorribande, alla Colaninno per intenderci. Con che coraggio parli ancora resta un mistero insoluto. 
La mancanza di riferimenti rende la vita molto dura a tanti nostri connazionali: chiusura totale vuol dire anche non poter apparire, non dimostrare lo status. Quanti pezzi unici modaioli stanno giacendo in sfarzosi armadi, quante auto luccicanti riposano in faraonici garage! E le mete irraggiungibili ai più? I resort alla Briatore, gli hotel a venti stelle, gli emiri aaah gli emiri sauditi, con quel bellimbusto sulla tolda che continua a far sparire parenti e nemici, a comprare armi, a sbeffeggiare donne e ragione, convinto dell'immortalità dei suoi forzieri! Quanto mi dispiace davvero, purtroppo questo momento fino a pochi giorni fa inimmaginabile, sta riportando un concetto che credevamo scomparso per sempre, il livellamento, un ritorno alla dimensione umana, con conseguente appannamento di caste ed affini. Spiace, davvero! 

C'è un bellissimo inerente a questo detto, articolo sul Fatto di oggi a firma di Riccardo Falcetto, medico del lavoro di Torino.
Lo posto integralmente: 

Il lavoro: questo sconosciuto. Da medico del lavoro e studioso del lavoro questa crisi mi sollecita alcune riflessioni. Diciamo subito che questo virus fa chiarezza e ci aiuta a rimettere i piedi per terra. Joseph Conrad, l’autore di Cuore di Tenebra, il romanzo che ispirò a Francis Ford Coppola il film Apocalypse Now, così si interrogava: “Come faccio a spiegare a mia moglie che quando guardo fuori dalla finestra sto lavorando?”. Molti i sinonimi di lavoro: attività, opera, occupazione, mestiere, arte, fatica, faccenda, elaborazione.
Il lavoro può essere produttivo, riproduttivo, ricreativo, manuale, immateriale, relazionale. Creativo e non, ripetitivo e non. Vero è che alcune grandi intuizioni che hanno cambiato la storia dell’umanità, sono state concepite in momenti di “ozio creativo”, come ci insegna Domenico De Masi. In epoca turbocapitalista (cioè fino a pochi giorni fa), il lavoro è stato considerato dal capitale e dalla finanza solo se produttivo (cioè utile alla accumulazione). Misurabile, diciamola alla metalmeccanica, dal numero di bulloni prodotti. Nessuno, tra gli economisti che tanto si masturbano su Pil, tassi di sconto e Spread e fumisterie varie, è mai riuscito a dare una definizione di produttività in una serie di settori “merceologici” non misurabili in “bulloni prodotti”: lavori precipuamente “immateriali, relazionali, riproduttivi, creativi e ricreativi”. Pensiamo, ad esempio, al “lavoro riproduttivo sociale”, fatto di cura della casa, accudimento dei figli, cura e assistenza ai genitori anziani, svolto, principalmente, da milioni di donne, casalinghe, ma anche operaie, impiegate, artigiane, professioniste. Che svolgono, in sostanza, un doppio lavoro che, se scomparisse da un momento all’altro, metterebbe in grave crisi l’intera organizzazione sociale. Si parla, in questi casi, di lavoro di “inestimabile valore”. Proviamo, per assurdo (?), a chiederci quanto varrebbe in termini di denaro, questa massa di “energia applicata al conseguimento di un fine determinato” (definizione di lavoro dal Dizionario Italiano Sabatini Coletti). Secondo un’indagine di Isfol curata da Marco Centra e pubblicata nel 2010, il 40,8% delle donne che hanno lasciato l’attività lavorativa dichiara di averlo fatto per prendersi cura dei figli, dedicarsi esclusivamente alla famiglia, accudire persone non autosufficienti. Tra il 2010 e il 2014 le risorse destinate al welfare tagliate da varie manovre di bilancio (Chez: la follia del pareggio di bilancio in Costituzione) ammontano a più di 40 miliardi di euro. Non serve essere aquile per capire che, di questo passo, assisteremo all’agonia di ciò che rimane del sistema pubblico di welfare e a un aumento esponenziale dei lavori di riproduzione sociale (e domestica) che finiranno per essere garantiti solo grazie al lavoro gratuito delle donne. Senza contare il dilagante fenomeno della precarizzazione dei rapporti di lavoro. Proprio la svalorizzazione e la precarizzazione del lavoro degli operatori sanitari e la privatizzazione dei servizi sanitari è emblematico di cosa significhi questo fatto nel momento di grave crisi sanitaria che stiamo vivendo. Crisi che ci ha fatto capire (a quale prezzo!) che non può esistere la salute del singolo senza la salute della collettività. Lavoro dunque. Lavoro cui, in tutte le sue accezioni, bisogna ritornare a dare dignità e valore in quanto foriero di senso e direzione nella vita di decine di milioni di persone, solo in Italia. Senso e direzione che stanno alla base della differenza tra essere sudditi o cittadini. Liberi e uguali nella partecipazione alla vita economica, sociale e politica del Paese in modo consapevole e informato. Come scritto a chiare lettere nella nostra Costituzione. I manovratori del capitale hanno i miliardi, come ci ha detto, senza perifrasi, Madame Lagarde, capo della Bce. Noi, quelli che lavorano per vivere, siamo miliardi. E abbiamo capito che voi, senza di noi, non andate da nessuna parte. Meditate gente, meditate.

Per tonificare la mente sto pensando di fare una diretta giornaliera su Facebook, una specie di notiziario serale. Vediamo se ci saranno i presupposti. 

Oggi la rubrica sugli oroscopi non ci sarà. Al suo posto una trascrizione fedele di alcune preci...
Grazie ad una serie di circostanze incredibili mi sono arrivate, casualmente, alcune preghiere elevate da fedeli monegaschi che riporto fedelmente, anonimamente s'intende:
"ti prego fai finire questa emergenza che ci siamo comprati, con enormi sacrifici, una barchetta da 90 mt e se non potremmo usarla soffriremmo molto!"

"Vorrei chiederti di lenire le nostre difficoltà a trovare il caviale del Baltico che al mio papi piace molto, grazie!"

"Ho appena comprato un ferrarino ma se non posso sgommare nella curva del Tabaccaio a che mi serve? Aiutami!" 

"Anche il nostro Principe è positivo al virus! Proteggilo e già che ci siamo non permettere che venga infettata Panama e Antiba! Sai, li ho i miei risparmiucci!"

"ieri ho donato 100 franchi al mio cameriere! Ho dovuto spiegargli che non era una pubblicità di un circo, ma moneta sonante. Lo hanno ricoverato perché credo gli sia venuto un principio di infarto. Se puoi aiutalo perché non riesco a trovare un sostituto alla sua altezza. Ne ho trovato uno ma non riesce a chiamarmi "Sire" come mi chiamava lui. Sto soffrendo molto! Grazie"
"Sono depressa, ho appena acceso una trentina di candele perché possa avere la certezza che la prossima estate potrò riempire nuovamente la mia piccola piscina olimpionica!"
"Come segno della mia umiltà, ieri sera ho indossato per la seconda volta un abitino Dolce e Gabbana per andare al negozio qui sotto, quello che vende le frutta ad once come le gioiellerie migliori. La sofferenza di essere vista come una che va in giro con abiti già usati, la dono per la fine dell'emergenza!" 

Besos en la nuca de todos! 
(7. Continua ... Tourmalet permettendo.."

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