Un luogo ideale per trasmettere i miei pensieri a chi abbia voglia e pazienza di leggerli. Senza altro scopo che il portare alla luce i sentimenti che mi differenziano dai bovini, anche se alcune volte scrivo come loro, grammaticalmente parlando! Grazie!
domenica 15 settembre 2019
Andarsene
Dante se ne è andato, dopo una vita misteriosa, vissuta su una carrozzina tra mille difficoltà, al punto di insinuare il dubbio che mai quaggiù si risolverà, se sia cioè giusto trascorrere un'esistenza in quel modo o se il soccorso divino abbia supportato le eclatanti asperità. Dante era comicamente presente, percosso da dosi di medicinali inaudite, sottoposto ad un continuo, estenuante, invadente, trattamento sanitario in grado di mantenerlo in uno stato quasi di torpore, di confine soporifero tra l'essere e il non essere.
Dante possedeva delle qualità nascoste, sigillate dietro ad un'apparenza ingiusta, dolorosa, dequalificante. Riusciva a sorridere, a gioire solo dal fatto di vedere qualcuno.
Da tanti anni non ho trovato tempo e dignità per rincontrarlo, per guardarlo negli occhi, sempre vivi mai domi contro il destino che l'ha relegato a sprofondare nell'inamovibilità.
Riecheggiano i suoi spasmi vocali, le ripetizioni gutturali quasi incomprensibili come una radio di guerra soffocata dai disturbi dell'etere. Rivedo i suoi cappellini di cui andava fiero, i ninnoli che adulava, la risata profonda, le smorfie del viso collante per entrare a contatto con lui.
E mi viene da dire la classica frase di circostanza, ma non la dirò pur se debbo ammettere che in fondo in fondo, biecamente, mi sconvolgo interiormente nel pensare che si, in fondo, ora Dante riposa in pace, estrapolato da una realtà troppo pregna di sofferenza, d'inutilità apparente, di limo strascicante con il contorno di solitudine immensa, di ricordi sbiaditi, tenui, cammei per la routine giornaliera del prezzo pagato da lui, senza sapere perché.
Dante era un gigante, un guardiano del faro in piena tempesta, un viaggiatore nel deserto nell'affannosa ricerca di un'oasi, di verde, di acqua, di normalità.
Tutti i cosiddetti ultimi, allorché salpano, apparentemente non dovrebbero lasciar nessun vuoto, nessun rimpianto, nessuna lacrima. Non è così Dante e, credimi, non so perché.
Corri amico mio, corri finalmente! E perdonami per non esserci stato. In effetti bastava così poco...
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