venerdì 10 luglio 2015

In morte di un bimbo


Morire a quattro anni in una capitale di un paese tecnologicamente avanzato è ancora possibile?
Ieri a Roma un bimbo è morto nella metro di Roma per cause in via di accertamento, anche se risulterebbe non essere state rispettate le procedure da eseguire nel caso in cui si fermi un ascensore. 
Due guardie giurate ed un addetto hanno affiancato un ascensore all'altro guasto e spannellando la cabina avrebbero voluto traslocare i passeggeri bloccati sull'altro funzionante. Il bimbo quando ha visto la luce si è gettato verso la luce di quello in funzione, piombando nello spazio tra i due, facendo un volo di quasi 20 metri.
Errore umano quindi, così parrebbe anche se fatto a fin di bene. 
Procedure da rispettare, sicurezza al solito aggirata.
Ma si dovrà incolpare solo i presunti tre indagati?
O vi è dell'altro?
Si dovrebbe mettere a confronto le metropolitane delle varie capitali europee, studiarne le criticità, far emergere le problematiche, capirne i punti deboli.
Roma risulterebbe probabilmente la peggiore. L'Atac, l'azienda che gestisce i trasporti nella capitale italiana è a un passo dal fallimento. Non solo non ha più soldi per manutenzioni ed interventi, ma non riesce ad incassare denari per pagare dipendenti e programmare interventi.
Da dove nasce il problema? 
Certamente non dalla giunta Marino. Prima di lui Alemanno ha sconquassato stabilità e bilanci assumendo persone amici di amici e dando a loro sontuosi stipendi. Ci sono dirigenti che oltre a non fare un cazzo si portano a casa stipendi da favola. E tutto questo incide sull'amministrazione della cosa pubblica. 
Marino forse non avrà capacità organizzative ma gli va dato onore sul campo per quello che ha trovato, per le pestifere condizioni di una macchina obsoleta, ingorda e pericolosamente vicino al dirupo del default.
Roma è indegna ad essere capitale dell'Italia per tutto questo mercimonio, per questo eludere sicurezze, procedure, investimenti migliorativi. Degrado, sporcizia, violenza sono i ricordi che molti stranieri porteranno via nei bagagli vacanzieri e che un tramonto sui colli non potrà ridurre o cancellare. 
Muore un bimbo non per fatalità. Per incuria, per disattenzione, per miniaturizzazione di incarichi, di comprensione che la cosa pubblica dovrebbe essere gestita senza deroghe, senza scavalcamenti di ruoli, senza personale non istruito ed aggiornato su tecniche atte a gestire un movimento di migliaia di persone quotidiano.
Ma l'essenziale oggi è il dolore di aver perso una giovanissima vita in una capitale, a parole, evoluta.  

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