lunedì 16 febbraio 2015

Aidontspikinglish!



Eccolo l'uccellino depressivo!
Sentir parlar ovunque in Inglese, anche nei minorenni, provoca una voglia sempre abilmente repressa: imparar la lingua degli albionici!

Ma cosa me ne frega a me di comunicare in un'altra lingua? 

Essenzialmente nulla. 
Resta inteso il disagio che traspare ogniqualvolta vengo avvicinato da qualcuno sicuro che nel mondo tutti, bene o male, mastichino un poco della lingua tra le più parlate nel globo.

Invece no! Non parlo inglese, non lo capisco, non riesco a trasportare i ricordi labili della gioventù scolastica nella quotidianità. 
Si lo ammetto! Non parlo inglese!
Devo vergognamene? 
Può darsi. 
Sul lavoro è capitato raramente di confrontarmi con qualcuno che parlasse esclusivamente la lingua di Sua Maestà la Regina: dialoghi assurdi, tendenti al triste, per chi ascoltava. 
Frasi spezzate, "hum-beh-well" sparati a raffica per perdere tempo, sguardi incuriositi, raggelanti, patetici, pietosi. 

Vogliamo parlare della pronuncia? 
Quando si avvicinano, tronfi e ti bisbigliano "uer iu going" detto velocissimo, quasi impercettibilmente. E ad un tuo cenno di malore, infieriscono partendo con un dedalo di frasi dove tu alla fine, in umiltà, capisci di non aver compreso una emerita mazza!
Si, lo fanno apposta! Sanno del tuo disagio e spingono la lama dentro le giunture, svergognando la tua già minuscola area del linguaggio che in cervice è messa in minoranza dagli enormi spazi occupati dalle attività goduriose ed alimentari. 
Sai per certo che qualunque suono gutturale uscirà dalla tua bocca, la figura di merda sarà certa. 
Inutili saranno i tentativi di prender tempo, di fingerti muto come Bernardo il servo di Zorro. 
Inutili le facce, i sospiri, le spiegazioni in italiano. 

E allora questo Duolingo nato per cercarti di insegnare i fondamentali? 

Le prime lezioni scorrono veloci, facendoti sentire un madre lingua. Ma appena sale il livello, aumenta la certezza della tua nullità, della difficoltà a riuscire a fare un discorso di senso compiuto. Sale nel contempo la depressione e la voglia di dire facc off a tutto. 
E' allora che cerco testi e parole di casa nostra, un "Carneade chi era costui?" di manzoniana memoria. 
La nostra è la lingua più bella del mondo. Non ha rivali. E al prossimo tranello anglofono sarò pronto a rispondere in italiano. Vorrò vedere negli occhi dell'astante la meraviglia nell'udire italiche parole. 
Al che sfodererò l'unica frase in mio possesso:"becouse, iu dont spik Italian?
No? Ma allora va a dar via le ciap, pirla!!!

de end

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