Forza Venezi! Si faccia rispettare
di MICHELE SERRA
Non dev’essere facile essere Beatrice Venezi, la direttrice d’orchestra accusata (da molti orchestrali, primadi Palermo, ora di Venezia) di essere “promossa” politicamente — è di destra — a dispetto di un curriculum modesto. Al suo posto, piuttosto che ricorrere al solito risaputo ritornello (comunisti! gli orchestrali sono tutti comunisti!), prenderei di petto le contestazioni nella sola maniera possibile, e credibile: dimostrare sul campo che sono brava, anzi bravissima, e non ho alcun bisogno di appoggi politici per fare carriera.
Sono sicuro che gli orchestrali — ancorché tutti comunisti — rimarrebbero conquistati dal talento e dall’impegno; qualcuno scusandosi con Venezi per il pregiudizio, perché non sono le idee politiche a costruire l’artista: è la devozione all’arte.
Von Karajan, del resto, non fu esattamente un “antifa”, ma nessuno, a fronte del suo indiscusso magistero, osò imputargli alcunché, perché se uno è bravo è bravo, punto e basta. Allo stesso modo Leonard Bernstein, che fu una specie di padre fondatore dei radical chic, era un tale gigante che nessuno, oggi, se ne ricorda per ragioni politiche, e tutti esclusivamente per ragioni musicali.
Dunque, maestra Venezi, anzi mi scusi, maestro Venezi: non si dia per vinta, ce la metta tutta e abbatta il muro della diffidenza politica. Il tempo è galantuomo: tra un paio d’anni, al massimo, se è davvero brava lei avrà ai suoi piedi l’intera orchestra della Fenice, e gli abbonati e i palchettisti, diffidenti per sentito dire, la seppelliranno di applausi. È quanto le auguriamo, di cuore. In caso contrario non si abbatta, capita a molti di essere sopravvalutati per meriti politici. Anche a sinistra, sa, ci sono stati artisti e intellettuali che valevano pochino, e sono rimasti a galla per ragioni di scuderia. Ma la maggior parte — uso una metafora di destra, così ci capiamo — erano artisti con i controcoglioni. Ed è per questo che fioccavano gli applausi.
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