martedì 7 novembre 2023

Turbolenze

 

Leggo della bimba inglese adottata dal nostro paese con una procedura d'urgenza, Indi Gregory, questo il suo nome, bimba affetta da una rarissima malattia, otto mesi di vita, il governo britannico ha negato il trasferimento al Bambin Gesù di Roma, e il consiglio dei ministri riunito d'urgenza ha bypassato la decisione conferendole la cittadinanza italiana, per poterla curare. 

Scelta sacrosanta, decisione condivisa, lungi da me a pensare che vi sia odore di imbiancata al sepolcro. 

Però, però.

Quello che stride non è assolutamente il fatto in sé, ci mancherebbe! E' quello che ruota attorno all'attuale civiltà, per così dire. Ci facciamo in quattro, in otto, per una bimba, e questo ripeto è giusto, mentre migliaia di altri bimbi stanno morendo in guerre, per fame, per tutte le scorie che questo mondo non riesce a smaltire. 

Non parlo di palestinesi, di ucraini, di russi, di israeliani: parlo di bambini di ogni nazionalità. 

Se questo è il pensiero moderno, se la politica, il dialogo, gli incontri tra nemici sono stati sostituiti quasi esclusivamente da azioni belligere, beh signori miei, permettetemi di esternare un disgusto, unito ad un vomitevole giudizio su chi ci governa globalmente, eccezion fatta per l'Onu che da decenni è oramai un circo con sede a New York. 

E' entrato purtroppo nel pensiero comune il cancro dell'indifferenza collettiva dinnanzi a violenze inaudite perpetrate ai danni di esseri indifesi. 

Sedetevi un attimo, corroboratevi con buona musica, io sto ascoltando ad esempio Sergei Prokofiev che vi consiglio, non chiedetemi come ho fatto ad assaporare la sua musica perché è un mistero, forse Apple Music mi ha agevolato in questo; riflettiamo su come ci hanno ridotto, ridicolizzato, sminuzzato, rimbambito. 

Stanno assassinando bimbi, in Ucraina, nella striscia di Gaza, hanno scannato giovani in Israele, muoiono vite sboccianti in Africa, in Cina, in Asia: e noi? Oltre qualche giaculatoria che minkia stiam facendo per ribellarci all'andazzo macabro che ci sta portando ad ammirare i nuovi prodotti bellici, la tecnologia che diminuirà i famigerati effetti collaterali? 

Come abbiamo potuto appassirci culturalmente, affievolire gli animi al punto di emettere soffici rigurgiti mentre le tv ci azzannano trasmettendoci immagini che portano l'intero genere umano nel bidone dell'indifferenziata? 

Indi Gregory è una bimba di otto mesi per cui vale tentare l'impossibile. Ed è anche simbolo, faro, richiamo, sconquasso per ciò che avremmo dovuto ostacolare, impedire, frenare riguardo alla mattanza di innocenti. Pensare ad un bimbo, uno dei tantissimi, che dovrebbe vivere ed abbracciare la felicità dell'esistenza, a cui il caso o il destino, o l'arroganza umana storica pregressa han negato il diritto sacrosanto di degustarsi la gioia, che viene ammazzato da rigurgiti di sopraffazione tipica di periodi precedenti che credevamo aver oltrepassato attraverso la dignità della specie per cui ci crediamo pure evoluti, è una tragedia morale collettiva. 

Che cammei come quello di Indi agevolino in noi il risveglio!       

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