La scelta dei poveri
DI MICHELE SERRA
Dobbiamo essere grati a persone come Suella Braverman, ministra dell’Interno britannico, una specie di Salvini di Oltremanica. Perché per quanto noi si possa essere confusi, incoerenti, spiazzati, incapaci di ritrovare una bussola etica, quelli come Suella riescono, in un battibaleno, a farci ritrovare un minimo di discernimento tra ciò che è giusto e ciò che è ingiusto. E soprattutto: tra ciò che è intelligente e ciò che è stupido.
Parlando degli homeless, i senzatetto, bersaglio della sua animosa battaglia in favore dell’Ordine e della Legge, la signora Suella ha detto che è ora di finirla con quelle persone che vivono in strada “come scelta di vita”. Proprio così ha detto: scelta di vita. Ecco cosa molti benestanti, in cuor loro, pensano dei poveri e degli sconfitti: lo sono per scelta, dunque per colpa loro. Dormire su un paio di cartoni e con due coperte lerce per difendersi dal freddo è “una scelta”.
In Inghilterra Suella è stata rinominata Cruella (il nome originale di quella che in italiano è poi diventata Crudelia De Mon). C’è qualcosa di perfino ingenuo e forse di innocente nel suo classismo, nella sua disumanità. Magari crede davvero che gli emarginati siano i mandanti di se stessi. E magari uno su dieci, tra gli emarginati, lo è veramente: ha voltato le spalle al mondo ben prima che il mondo gli voltasse le spalle. Ma gli altri nove, che sono i fragili tra i fragili, gli esclusi tra gli esclusi, a buon diritto potranno un giorno alzarsi dai loro cartoni e marciare compatti verso la casa di Cruella, dicendole: “Abbiamo scelto di abitare da te”.
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