Non servivano hacker russi per gabbare la fuoriclasse
DI DANIELA RANIERI
La tragedia e la farsa, insegnano i romanzieri russi, si mischiano sovente. Ne è un esempio lo “scherzo” telefonico ai danni di Giorgia Meloni. Intanto lei, diplomata all’alberghiero (che diventa “Maturità linguistica” nel curriculum ufficiale e addirittura “Liceo linguistico” sul sito della Camera), poliglotta secondo la mitologia dell’underdog, parla un googlish scadente; Renzi in confronto è Laurence Olivier (sia detto per gusto della battuta; in realtà Renzi parla l’inglese dei venditori di rose al ristorante).
Ma Meloni non era sveglia, scaltra, una fuoriclasse, oltre che una lince in politica estera? Nel giro di due settimane l’abbiamo scoperta raggirabile da un signore di levatura discutibile, padre di sua figlia, e da due comici russi che, spacciandosi per il presidente dell’Unione africana e imitando l’accento di Mami di Via col vento, la tengono al telefono un quarto d’ora nel corso del quale lei straparla con toni ciarlieri. Per essere una che voleva “vedere tutto il girato” perché non prendeva come “oro colato” l’inchiesta di Fanpage sulla lobby nera nel suo partito e a lei non la si fa, tiene decisamente la guardia bassa.
Meloni dice al millantatore che “la controffensiva ucraina non sta andando come ci si aspettava”, rivelazione che non ha ritenuto di dover fare agli italiani (né a Zelensky). E noi che, da lettori compulsivi della stampa padronale, credevamo che l’Ucraina stesse vincendo! Poi dice “vedo molta stanchezza da tutte le parti”, ammettendo di sapere che l’opinione pubblica è contraria all’invio di armi (con buona pace dei sondaggi farlocchi) ma fregandosene (altrimenti perché gli invii sarebbero segretati?). Poi cerca di arruffianarsi l’asserito leader africano contro i suoi alleati europei (è la sostituzione etnica degli interlocutori). I suoi maggiordomi mediatici minimizzano per non farla passare da scema: non era uno scherzo, era un complotto di spie russe. Meglio mi sento!
Con una telefonata al centralino di Palazzo Chigi si possono carpire segreti di Stato al capo del governo italiano. Putin la smetta di pagare spie e hacker siti in Afragola (Na) o a Terni: basta una scheda Sim. Per costoro, Meloni “non è caduta nel tranello”. Caspita: altri due minuti al telefono e stamattina avremmo finalmente trovato i cosacchi che abbeveravano i cavalli alle fontane di San Pietro, come da incubo ricorrente dei guerrafondai.
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