Cercansi amici dei “mozzateste” a sinistra, a costo di inventarseli
DI SELVAGGIA LUCARELLI
Come se questi giorni non fossero già abbastanza mesti, mi sono imbattuta in un articolo di Stefano Cappellini su Repubblica: “Quelli che giustificano gli orrori di Kfar Aza. Se l’ideologia acceca un pezzo della sinistra”.
Incuriosita dal titolo che prometteva di radere al suolo nientepopodimeno che un pezzo della sinistra, ho letto i brillanti argomenti. Cappellini riporta la notizia secondo cui Shani Louk, la povera ragazza rapita al rave party e caricata su un pick-up, non sarebbe morta, ma ricoverata in un ospedale di Gaza. La notizia, dice lui, “sui social si è trasformata in una disgustosa campagna di mistificazione”: gli agit prop “sono arrivati a sostenere che la ragazza era stata caricata sul mezzo solo per essere portata in ospedale!”. A Cappellini sfugge che è stata la madre di Shani Louk a dichiarare che la figlia sarebbe ferita in un ospedale a Gaza. Ma soprattutto dovrebbe spiegarci quanti sarebbero questi agit prop. Siccome il Pd alle ultime elezioni ha preso 5 milioni di voti, mi aspetto che Cappellini abbia contato almeno 2 milioni di tweet di mistificatori di sinistra per parlare di un “pezzo di sinistra”.
Il giornalista si scaglia poi contro chi mette in discussione l’attendibilità della notizia secondo cui gli israeliani avrebbero trovato 40 bambini decapitati. Da giorni è chiaro che la fonte non è affidabile, ma per lui le attente verifiche della notizia vanno catalogate come “miasmi di fogna”. E aggiunge: “come se, ammesso e non concesso che i bambini fossero stati solo uccisi e non decapitati, la cosa potesse cambiare segno all’azione. Come se, ammesso e non concesso che i trucidati fossero tutti adulti, la mattanza potesse passare da crimine contro l’umanità a legittima azione di guerra”. Insomma, se fai il reporter di guerra puoi scrivere, a piacere, che ci sono 40 neonati decapitati o 10 adulti falciati dai proiettili. È uguale. Se verifichi una notizia non sei un giornalista, ma un sostenitore di Hamas. Peccato che poche righe più su Cappellini si fosse appena lamentato per le fake news su Shani Louk in ospedale a Gaza. Insomma, le fake news si dividono in due filoni: quelle che piacciono a Cappellini e quelle che non piacciono a Cappellini. Il quale, dopo aver estrapolato a caso qualche frase di Elena Basile per infoltire le file dell’Hamas Fan Club, sfodera un’altra prova schiacciante della sinistra amica dei “mozzateste” (testuale): “A Barcellona alle manifestazioni pro Hamas sventolavano bandiere della comunità Lgbtq”. Si riferisce alla manifestazione dell’8 ottobre in piazza Sant Jaume dove 400 persone si sono radunate con bandiere palestinesi contro l’apartheid e l’odio etnico. Nessun riferimento ad Hamas. In tutta la piazza sventolava un’unica bandiera arcobaleno, che poi potrebbe anche significare “pace”. Questo, per Cappellini, sarebbe un pezzo di sinistra Lgbtq. Ma ho un’altra notizia per lui: il mio kebabbaro sotto casa dice che l’attacco se lo aspettava perché i palestinesi soffrono da troppo tempo. Con questa informazione, domani può scrivere che tutta la sinistra sta con i “mozzateste”.
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