mercoledì 25 ottobre 2023

Daniela e Giambru

 

Giorgia, Andrea e i loro 7 peccati

POLITICA DI COPPIA - Fuorionda, parenti in posti di comando senza merito, atteggiamenti sessisti, separazione via social con foto della figlia, femminismo e umanità: cosa non torna nella narrazione di Meloni

di Daniela Ranieri
 
Sapevamo che il signor Giambruno ci avrebbe dato soddisfazioni, col suo outfit da agente Tecnocasa all’ora dell’apericena a Ibiza e le sue opinioni da uomo di destra che si sente addosso tutto il potere di un pass aziendale, ma speravamo durasse di più (ora non ci resta che Lollobrigida). Tuttavia alcuni punti dell’affaire Meloni-Giambruno meritano un approfondimento.

Primo: i fuorionda di Striscia erodono il mito del “merito”, caposaldo del governo di destra neoliberista che doveva privilegiare i capaci a scapito dei raccomandati di sinistra, non fossero bastate a sgretolarlo le uscite dei ministri incontinenti e incompetenti del governo Meloni: che merito aveva, uno come Giambruno, di ottenere la conduzione di un programma di politica e attualità (non di discoteche e balli latino-americani) oltre a quello di vivere more uxorio con la capa del governo? Semmai, è la prova che anche individui di levatura media/dozzinale possono ascendere ai piani alti dell’industria culturale, il che sarebbe un bel salto democratico, se riguardasse anche i non-parenti della Meloni.

Secondo: molti hanno elogiato le colleghe che di fronte alle profferte sessuali di Giambruno avrebbero “elegantemente soprasseduto”. Anni a dire che le donne non devono subire atteggiamenti sessisti, specie da parte di un superiore, ma reagire rimettendo l’impudente al suo posto, e poi queste donne hanno fatto bene a subire le volgarità di un capo che sembra la parodia da cinepanettone del maschio alfa? Siamo sicuri che hanno taciuto per decoro e non per paura di perdere il lavoro, giacché lui era oltremisura potente, ancorché per osmosi?

Terzo: Meloni è stata elogiata per aver mostrato di avere più “palle” di lui scrivendo il post con cui l’ha mollato, al pari di qualsiasi influencer che metta a parte i fan sulle sue vicende sentimentali. Non sarebbe stato più decoroso risolvere le sue cose privatamente e lasciare che la notizia facesse il suo corso? Ora dobbiamo sorbirci il monito dell’autorevole Arianna Meloni che accusa di “gossip” i giornalisti, come se non fosse stata sua sorella a rendere pubblica la separazione e a collegare i fuorionda a complotti malevoli contro le istituzioni che lei rappresenta. Piuttosto, ci sembra, Meloni ha temuto che vacillasse la sua immagine di donna tetragona, intelligente, scaltra, sveglia (evidentemente a casa Giambruno era Lord Brummel: non faceva avances alla Renzo Montagnani, non si palpava i testicoli come un babbuino in calore e lei non aveva sospetti sulla sua vera natura, anzi: ne faceva l’elogio nel suo best seller dipingendolo come un gentleman introverso, taciturno e discreto, oltre che “bello come il sole”: mah).

Quarto: quando Meloni minaccia: “Non guardo in faccia a nessuno”, e via Donzelli ribadisce: il governo “non avrà un occhio di riguardo per nessuno”, è chiaro che ce l’ha con Mediaset, sottintendendo che l’azienda degli eredi Berlusconi si vendica in modo bieco quando il governo prende misure che non gradisce (come la tassa sugli extraprofitti delle banche, infatti in parte ritrattata). Dunque ammette implicitamente di essere ricattabile, se non proprio di aver fatto finora favori a Mediaset. Evoca il complotto: “Tutti quelli che hanno sperato di indebolirmi colpendomi in casa…”. Ma santa ragazza, se tu metti a capo della segreteria del tuo partito tua sorella, fai ministro tuo cognato, lasci che Mediaset regali un programma al tuo compagno, è matematico che chi ti vuole colpire ti colpisca “in casa”. O i parenti (miracolati) smettono di essere tali nel preciso momento in cui fanno o dicono qualche stronzata?

Improbabile, peraltro, che Marina Berlusconi abbia detto a Giambruno di comportarsi come se avesse 17 anni e fosse al bar del Twiga in piena tempesta ormonale per poi sputtanarlo. Quel comportamento è esattamente figlio della diciamo cultura di governo, che impone pure di chiudere un occhio quando un maschio si comporta così: sarà un po’ esuberante, ma almeno non è anormale, come da vangelo-best seller del gen. Vannacci, il D’Annunzio che si possono permettere. Ma se Meloni ha il sospetto che a Mediaset si conservino dossier per indebolirla (questi da giugno, addirittura), perché non ha detto anche ai fratelli Berlusconi di non azzardarsi a ricattarla? Ah già, non poteva: le avevano assunto il fidanzato.

Quinto: Meloni è giornalista; dovrebbe conoscere la carta di Treviso, la quale stabilisce che, pur in presenza di un fatto la cui importanza è tale da generare una notizia, non sussiste mai l’interesse pubblico alla identificazione di un minore. Visto che non l’ha fermata l’amore materno, poteva far prevalere la deontologia e astenersi dal pubblicare il volto della sua bambina. O la foto le è servita a pulire la propria immagine e a cercare solidarietà per mezzo dell’innocenza della figlia, i cui genitori si sono separati come nello spot della Esselunga, inopinatamente elogiato da Meloni stessa perché a casa degli altri i genitori devono rimanere uniti a ogni costo?

Sesto: editorialisti maschi e femmine sono impazziti, tutti a dare “solidarietà al (sic) premier” perché il compagno l’ha messa in imbarazzo. E cosa diavolo ce ne dovrebbe importare, a noi, e perché mai dovremmo solidarizzare con lei? Forse dobbiamo ringraziarla perché questo soggetto non è stato assunto in Rai coi soldi nostri? Forse Giambruno è una spia dell’opposizione (ad avercene una), un emissario della sinistra radical chic? Si è detto che il suo post è “femminista”, come se fosse la prima donna che molla un uomo via social perché fa il mollicone con le altre, circostanza che peraltro non doveva esserle estranea, visto che era sulle bocche di tutti.

Da ultimo: “Sono umana anch’io, devo fermarmi”, ha detto Meloni assentandosi dalla convention di FdI, spremendo altre lacrime dagli occhi degli editorialisti, inflessibili invece davanti alle famiglie distrutte dalla cancellazione del Rdc. E se faceva la cardiochirurga, disertava la sala operatoria? E non è, questa, la prova che non basta farsi chiamare (mediante circolare) “il presidente” se poi ci si aggrappa al cliché della fragilità femminile appena ci si rende conto che passare da vittima fa guadagnare simpatie e consensi? E quanto può tirarla per le lunghe con questa storia? Ve la immaginate la Merkel disertare appuntamenti ufficiali perché ha bisticciato col marito? E perché i suoi maggiordomi dicono che ha deciso all’ultimo minuto per sopraggiunta emotività, se il video l’ha registrato il giorno prima? A nostro avviso, una donna dotata dell’abbiccì morale avrebbe già dovuto lasciare Giambruno quando, in televisione, ha redarguito le ragazze stuprate perché si ubriacano e poi “il lupo lo trovano”, invece di redarguire i maschi che non sanno tenere a bada il testosterone, ma del resto Meloni è quella che in campagna elettorale pubblicò su Twitter il video di uno stupro perché il presunto autore era un africano. (Comunque noi l’avevamo messa in guardia: di uno che dice “determinate problematiche” e indossa pantaloni così stretti non ci si può fidare).

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