venerdì 16 aprile 2021

Serra serrato sull'Amaca

 

Non sei tu il mio giudice

di Michele Serra

Che malinconia vedere una donna intelligente come Michelle Hunziker che decide di chiedere scusa “umilmente” per una microscopica battuta sugli occhi a mandorla dei cinesi, priva di qualunque intenzione offensiva. Un account moralista dei più cliccati, del quale non faccio il nome perché ha già quasi tre milioni di seguaci, aveva lanciato l’accusa di razzismo: che è come accusare l’ispettore Clouseau di attività antifrancesi perché parla con la erre arrotata (oddio, non vorrei avere dato l’idea per una nuova crociata online).
Si è scatenato il solito inferno di insulti e minacce — a quanto pare non di cinesi — e i due conduttori di Striscia, Hunziker e Scotti, si sono sentiti in dovere di scusarsi.
Esprimendo loro la solidarietà che merita ogni vittima di linciaggio, mi permetto di dire che hanno fatto male. Bisogna alzare la testa e reggere l’urto ricattatorio dell’inquisizione online che promulga sentenze e commina pene, trasformando pagliuzze in travi e tenendo per le palle (non mi scuso per il riferimento sessista) persone, aziende, artisti che hanno il terrore di vedersi additare alla pubblica esecrazione, dunque di perdere popolarità e reddito.
Le aziende stanno dimostrando in media, nei confronti del fenomeno, una pavidità veramente imbarazzante. Nella loro attività comunicativa ormai accettano di vivere sotto ricatto: basta un avviso di garanzia di account come quello che ha messo in croce Hunziker, e si dichiarano colpevoli in partenza pur di evitare nuove vergate. Tocca dunque alle persone cominciare a rispondere, prima che sia troppo tardi. Chi ha la coscienza pulita risponda: non sei tu il mio giudice.
Non mi fai paura. Anche se è un giudice con milioni di follower.

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