domenica 11 aprile 2021

L'Amaca

 

Il titano e le persone
di Michele Serra
Si cerca di capire come ArcelorMittal, che è una creatura titanica e transnazionale, e cammina con la testa a contatto con le nuvole, come Godzilla, come gli dèi, come il Grande Capitale, abbia potuto prendere una decisione così insensata, e controproducente, come licenziare un suo operaio, uomo singolo e da oggi uomo disoccupato. La cui colpa sarebbe di avere condiviso sui social un commento un poco brusco a favore di una fiction che denuncia le ricadute ambientali di certe produzioni industriali. Il titano, anche se non nominato nella fiction, si è sentito chiamato in causa.
La sproporzione delle forze in campo, come capirebbe anche un bambino, è tutta a favore dell’operaio. Gli imputano di avere controfirmato il lessico un poco sommario dei social (dove "vergogna!" e "assassini!" sono frequenti come "buongiorno" al bar dell’angolo). Ma santo cielo, se si dovessero licenziare tutti gli attori della semplificazione lessicale in atto, almeno due o tre miliardi di persone rimarrebbero, dall’oggi al domani, senza lavoro.
Vale la pena ricordare, anche, che i padroni di una volta dovettero affrontare ben altre contrapposizioni, rispetto al clic che ha tanto indispettito ArcelorMittal: la lotta di classe ha vissuto stagioni più vivaci. Il vecchio paternalismo aziendale suggeriva, ai tempi, di abbozzare, e cercare di sistemare le cose in famiglia. Oggi che le aziende sono entità quasi metafisiche, sono in vigore "codici etici" tanto pomposi quanto ridicoli, che cercano (inutilmente) di piegare l’umano ad altri fini (i fini aziendali: raramente umani). Chissà se il titano è ancora in tempo a piegarsi a terra e fare i conti con le persone.

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