martedì 27 aprile 2021

E io che pensavo...

 

«Maestro mio», diss’io, «or mi dì anche:

questa fortuna di che tu mi tocche,

che è, che i ben del mondo ha sì tra branche?».  

 

E quelli a me: «Oh creature sciocche,

quanta ignoranza è quella che v’offende!

Or vo’ che tu mia sentenza ne ’mbocche.

 

Colui lo cui saver tutto trascende,

fece li cieli e diè lor chi conduce

sì ch’ogne parte ad ogne parte splende,

 

distribuendo igualmente la luce.

Similemente a li splendor mondani

ordinò general ministra e duce 

 

che permutasse a tempo li ben vani

di gente in gente e d’uno in altro sangue,

oltre la difension d’i senni umani; 

 

per ch’una gente impera e l’altra langue,

seguendo lo giudicio di costei,

che è occulto come in erba l’angue.

 

Vostro saver non ha contasto a lei:

questa provede, giudica, e persegue

suo regno come il loro li altri dèi.

 

Le sue permutazion non hanno triegue;

necessità la fa esser veloce;

sì spesso vien chi vicenda consegue.  

 

Quest’è colei ch’è tanto posta in croce

pur da color che le dovrien dar lode,

dandole biasmo a torto e mala voce; 


E io che credevo, che pensavo, che subodoravo! Forte e roccioso nella mia ignoranza atavica, preso da un sussulto motorio in sinapsi, l'ho già detto, ho iniziato a leggere la Commedia, Divina per molti ed anche per me. 

Orbene: che incontro nel VII canto infernale? Lei, la dea Bendata, bendata a coloro che ne sono inconsapevoli portatori arcisani. E questa spiegazione del Sommo si confà a ciò che avverto da 12 lustri a questa parte, si tra poco entro nei sessanta, altro che mezzo cammin di mia vita! - e cioè che Ella non ha vincoli, non rimpingua chi in apparenza ne è sprovvisto e richiedente, ma agisce "attua i suoi decreti" fulmineamente per soddisfare il piano, a noi oscuro, dell'Altissimo (cit.)

Conseguentemente mi accosto a quest'idea, prometto di non maledire più la Signora Dispensatrice, di non farla più irritare, anche se, il Poeta m'illumina su quanto sia inutile critiicare o maledire la fortuna; dice infatti: "ma lei è felice e non sente tutto ciò: lieta, insieme agli altri angeli, fa girare la sua ruota e gode la sua serenità." 

E allora è inutile adirarsi, per un gol non dato o nell'ammirar la ferraglia rombante del vicino con livore e la livrea dello sgocciolante spasimante di novelle virtù atte a soddisfare la richiesta al cielo di grazia per soverchiare ciò che il fato ha stabilito imperscrutabilmente.

Non mi sono adirato neppur io ieri sera nel veder lo scempio pallonaro della mia squadra del cuore, dilaniata dagli indomiti laziali! Non ho detto nulla a quei cagnacci un tempo squisitamente in tolda ed ora, immersi nel bagno chimico preannunciante un'altra stagione futura ad minchiam. Non ho inveito contro Theo ombra di sé stesso, né con Marione oramai cadavere, né col nero difensore trasformatosi in fuffa, in sbilenco idiota aprente strada più che un'ingegner di trafori, né al turco idiota e beota, un tempo lo avrei apostrofato così, funambolo di 'sta minchia. 

Nulla, proprio nulla, mi è uscito dal cuore. Tanto la dea Bendata non avrebbe udito nulla al proposito. Non resta che aspettare, silenti, sperando che il piano preveda qualche dolcetto anche per noi che navighiamo a vista, urtati in mille modi dal destino carogna. Ops!  


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