lunedì 26 aprile 2021

Interessante Watson!

 

Destra clericale. Il cardinale Ruini adesso diventa misericordioso per assolvere il corrotto Formigoni

di Fabrizio D’Esposito

La nostra storia repubblicana è piena di politici cattolici corrotti: si pensi al suicidio inglorioso della Democrazia cristiana, che si schiantò sotto il peso delle inchieste giudiziarie di Tangentopoli. Lustri dopo quel tempo, questa odiosa tradizione non si è affatto interrotta. Anzi. Ed epigono arrogante di questa schiera di cristiani devoti più a Mammona che a Dio è certamente Roberto Formigoni, governatore lombardo per vent’anni, dal 1995 al 2013, e condannato per corruzione per il “Sistema” della sanità.

In questi giorni si è fatto un gran parlare di lui. Dapprima il tribunale interno del Senato gli ha restituito il vitalizio, poi è uscita la sua monumentale biografia, oltre cinquecento pagine, raccontata sotto forma di intervista. Già democristiano e fondatore del Movimento Popolare, il braccio politico di Comunione e Liberazione, indi berlusconiano e alfaniano, Formigoni con il ponderoso volume sulla sua vita cerca ovviamente una riabilitazione a imperitura memoria della sua parabola di uomo pubblico. E per rafforzare la sua pretesa d’impunità si avvale di una densa prefazione del cardinale Camillo Ruini, condottiero della Chiesa italiana dal 1991 al 2007 che tanti guasti ha provocato con il suo interventismo politico.

Arrivato a novant’anni, Ruini non ha rinunciato alla lotta partitica e oggi è una piccola bandiera sventolata dai clericali di destra che in nome della dura dottrina osteggiano papa Francesco e la sua misericordia. Ossessionato dall’anticomunismo, l’ex presidente dei vescovi italiani dipinge con tratto enfatico il ciellino Formigoni e giunto alla fine liquida così la condanna per corruzione: “Termino con una brevissima riflessione personale: Roberto Formigoni è stato costretto a una conclusione traumatica e immeritata della sua esperienza politica. È stato un danno non solo per lui ma per quanti condividono con lui una certa visione dell’Italia e del suo futuro”.

Cioè il danno lo hanno fatto i magistrati a Formigoni, non lui ai contribuenti lombardi per “il sistema corrotto e corruttivo della sanità”, per il quale l’ex governatore deve risarcire in solido con altri rei quasi cinquanta milioni di euro. Ma a colpire è la traballante morale ruiniana, tipica dello zelo fariseo di quei clericali convertitisi dall’andreottismo al centrodestra, e che considerano la corruzione in senso assolutorio e machiavellico, ché il fine giustifica sempre i mezzi. L’esatto contrario di quanto per fortuna sostiene papa Bergoglio. Sono tante le sue uscite in questi anni contro i politici corrotti. Per esempio: “La corruzione avvilisce la dignità della persona e frantuma tutti gli ideali buoni e belli. Tutta la società è chiamata a impegnarsi concretamente per contrastare il cancro della corruzione che, con l’illusione di guadagni rapidi e facili, in realtà impoverisce tutti”. Ecco.

C’è poi un’altra invettiva francescana che fa dubitare evangelicamente del cattolico Formigoni: “C’è un fiuto cristiano per andare avanti senza cadere nelle cordate della corruzione”. Delle due l’una: o questo fiuto cristiano, l’ex governatore corrotto, non l’ha mai avuto oppure si è tappato il naso. Con la misericordiosa benevolenza di Ruini.

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